Quelli del Fiano

Raffaele Troisi (Vadiaperti) e Sabino Loffredo (Pietracupa)

Mi rendo conto che visto dal di fuori questo mondo del vino spesso e volentieri non da una grande immagine di se. Linguaggio iniziatico, sette che si riuniscono segretamente per venerare sacre bottiglie, ci manca solo un bel cappuccio in testa per chiudere il cerchio; come se non bastasse l’aggressività, il fare sguaiato e volgare di chi, non uscito dall’età adolescenziale, sta lì a misurarsi il pisellino nel vano tentativo di dimostrare le sue immisurabili capacità sparando sentenze e giudizi tranchant, ego smisurati e vattelapesca. Insomma, si potrebbe continuare per ore nell’elencare storture che alla fine dimostrano che, in questo microcosmo, non c’è niente di diverso purtroppo da tanti altri settori e mondi di cui abbiamo validi esempi e manifestazioni in questi tempi bui.

Ma il mondo del vino è fatto anche di viaggi, di luoghi riscoperti, della natura in cui immergersi, di persone da incontrare, sorrisi, bottiglie che si stappano, pacche sulle spalle e bonarie prese per i fondelli.

Ciro Picariello e Troisi

Come la giornata trascorsa l’altro dì in Irpinia con quattro dei migliori produttori di Fiano di Avellino (e greco di Tufo) che si riuniscono per darsi una mano, per imbottigliare e poi scapolano per andare in visita nelle cantine degli altri ad assaggiare i vini, confrontarsi, capire qualcosa di più o di meno dell’annata, del vitigno, delle proprie convinzioni. Sempre con il sorriso sulle labbra, con il rispetto che si deve agli altri e a se stessi e con naturale stima.

Ah, già, io non sono Alice nel paese delle meraviglie e purtroppo non è sempre così.
La differenza la fanno sempre gli uomini.
Così come l’ego è una delle più grosse condanne dell’uomo così il buon senso una delle maggiori virtù.
Quel senso della misura che si può tradurre in quella sensibilità di cui sono dotati alcuni degustatori bravissimi che conosco e questi abilissimi produttori ritratti in foto: capire quando è il momento di fermarsi nello scherzo e con le battute, il rispetto che si deve alla professionalità degli altri anche quando non si è d’accordo o non si condivide un’opinione o una valutazione.
Ma ora passiamo ai vini.

Notare la somiglianza tra Loffredo e Jerry Lewis

Fiano di Avellino 2002 Pietracupa @@@@
Ecco, tanto per sfatare un po’ di generalizzazioni e stereotipi sulle cattive annate. La 2002 dove tanto piovve non sarà (e chi lo sa) un’annata immortale, forse durerà meno, forse, forse, ma in termini meramente organolettici, nel frattempo che si stappano bottiglie, è stata una delle più belle annate per il fiano di Avellino, con dettagli di rara precisione ed eleganza. Questo vino ne è la riprova.

Greco di Tufo 2003 Pietracupa @@@@@
Da un estremo all’altro. Ve la ricordate quella torrida estate del 2003 e i vini cotti? Bene, tanto per essere smentiti nuovamente nel calice abbiamo trovato uno dei greco più buoni che abbiamo avuto la fortuna di assaggiare: soprattutto nell’ampiezza e nella complessità del profilo olfattivo.

Greco di Tufo 2007 Tornante Vadiaperti @@@@
E questa fa il paio con la precedente per un’altra annata calda e tanto bistratta. E se già con il fiano, nelle sue migliori interpretazioni, abbiamo avuto modo di ricrederci, così è accaduto con il greco. Bocca grassa ma salda.

Taurasi 1997 Pietracupa @@@@@
Non male per uno dei bianchisti più bravi d’Italia. Non tutti lo sanno ma la famiglia Loffredo si è sempre divertita, sin dal 1992, a produrre un paio di migliaia di bottiglie l’anno di aglianico di Taurasi. Stappare, fare ossigenare, bere (ma anche sniffare, visto il bel corredo olfattivo). Nulla più.

Fiano di Avellino 1994 Vadiaperti @@@@@
Vedi qualche post più sotto.

Fiano di Avellino Aipierti 2009 Vadiaperti @@@@/@
Ha qualcosa di disarmante e, a voler essere sadici, lo si sottoporrebbe all’ultima prova. Metterlo in forno a 180 gradi per vedere se mantiene la stessa compostezza. Compagno della tavola per antonomasia.

Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2009 Villa Diamante @@@@/@
Bella l’evoluzione dal Vinitaly ad oggi. Ben diverso dal Villa Diamante style a cui siamo abituati, un po’ per l’annata e un po’ per una vendemmia leggermente anticipata rispetto alle abitudini: dettagli ed eleganza (agrumi dolci suadenti), palato scaltro e salino.

Antoine Gaita (Villa Diamante) e Troisi

Fiano di Avellino Ciro Picariello 2009 @@@@/@
A metà tra 2008 e 2010, ossia tra potenza ed eleganza. Naso rotondo e ottima beva.

Fiano di Avellino 2004 Ciro Picariello @@@@@
Quando esce la bottiglia giusta fa quasi impressione: un piccolo mostro. Guardi i dati analitici e non riesci a spiegarti come si faccia bere con grande piacere e facilità. Dalla sola vigna di Summonte piantata nel 1990.

E com'è la 2010?
Be’, oltre l’ego, uno delle principali condanne dell’uomo moderno sembra essere l’eiaculazione precoce.
Aspettiamo, tanto da bere non manca.

foto di Salvatore Di Carluccio

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posted by Mauro Erro @ 09:58,

14 Comments:

At 25 maggio 2011 alle ore 10:32, Anonymous Alessandro Marra said...

Bè, tutti e 4 in un colpo solo è fantastico!

Ah, finalmente una foto di Sabino Loffredo! Visto che il mese scorso non ho fatto in tempo a passarci, quantomeno ora so chi è! :)))

 
At 25 maggio 2011 alle ore 10:59, Anonymous Anonimo said...

Scusa Mauro, tanto per restare nella misura e nel buon senso del linguaggio, senza aggressività ne volgarità. Di Fiano non ne capisci un ca@@o se dai cinque chioccioline al '94 di Vadiaperti. Ma sei matto? Un vino bianco di 17 anni? Ma ti sembra un giudizio misurato?
Lello

 
At 25 maggio 2011 alle ore 11:46, Blogger Mauro Erro said...

@ Alessandro: si, Sabino è sfuggente. E la sua maggiore virtù :-)

@ Lello: ecco, i volatili non sono il mio forte. Soprattutto se si parla di misurare... :-)

 
At 25 maggio 2011 alle ore 11:54, Anonymous Anonimo said...

ma perchè dare le chiocciole? sarebbe meglio soffermarsi ad una descrizione del vino senza dare i voti per forza.
Ieri sera con un Tornate c'ho fatto cena e dopo cena.
I vini di Ciro non si discutono, si bevono.

Neapolitancook

 
At 25 maggio 2011 alle ore 12:55, Blogger Mauro Erro said...

Detto a chi non ama mettere i punteggi diviene surreale :-)

Perchè in sintesi danno subito l'idea della qualità del prodotto.
E perchè trovo altrettanto stucchevole il ripetersi pedissequo di note di profumi che arrivano a dei sentori anch'essi surreali.

E poi di queste aziende abbiamo parlato in maniera diffusa, con note, verticali ecc. ecc.
Basta cercare e leggere. Ciao

 
At 26 maggio 2011 alle ore 09:17, Anonymous Anonimo said...

Chiocciole a parte, è meraviglioso vedere quattro grandi produttori irpini che ridono, scherzano e si "sfottono" intorno ai loro vini.
Mille di queste serate!!!

Luigi Sarno.

 
At 26 maggio 2011 alle ore 09:31, Blogger Mauro Erro said...

La prossima volta vieni pure tu però, così sfottiamo un poco pure te (e viceversa) :-)

 
At 26 maggio 2011 alle ore 10:05, Blogger happyhourenonsolo said...

Ciao Mauro, ho letto con piacere e un pizzico di invidia. Cercherò di sfuttare le tue indicazioni sulle annate recenti, per gli anni 90 l'unica occasione è tornare in cantina dal Prof. Troisi :)
Belle le foto, sorridenti e insieme.
Eugenio

 
At 26 maggio 2011 alle ore 12:30, Anonymous Anonimo said...

Compostezza e misura, il vero Ego della bilancia.
Lucio

 
At 26 maggio 2011 alle ore 17:20, Blogger Gabriele Ferrari said...

Non ho ben capito il commento di Lello: un vino bianco non potrebbe arrivare in forma a 17 anni dalla vendemmia?

 
At 26 maggio 2011 alle ore 17:42, Blogger Mauro Erro said...

@ Gabriele: sta scherzando :-)

 
At 26 maggio 2011 alle ore 23:05, Blogger Gabriele Ferrari said...

Pardon, non avevo colto l'ironia. Sarà il caldo. :-)

 
At 27 maggio 2011 alle ore 13:09, Anonymous Anonimo said...

Sabino ha anche qualcosa di Cheech, ovvero Chazz Palminteri in Pallottole su Broadway
http://www.broadbent.org/jim_broadbent/photos/bullets_cheech.htm
Lucio

 
At 30 maggio 2011 alle ore 17:03, Blogger Andrea Petrini said...

Mi pareva che quando ero giù mi ero perso qualcosa :)

 

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