Blanche damnation

Le ombre di Paolo e Francesca, 1855 - Ary Scheffer (1795-1858), Museo del Louvre, Parigi

Dal mio angolo di visuale particolare ho constatato che nonostante il menu di Pasqua preveda pietanze ben strutturate tanto da suggerire rossi corpulenti, i partenopei amano bere bianco.
Non una novità. Il mercato napoletano ha da sempre assorbito buona parte della produzione regionale di vini bianchi in virtù, anche, della sua cultura culinaria marinara e tanto meglio, aggiungo io, visto che l’attuale produzione campana, in termini meramente qualitativi, è come ho già detto più bianchista che rossista se pensiamo ai numerosi e assoluti vertici di bontà.

Ciò che mi colpisce, ma anche in questo caso non mi stupisce, sono i dati sulla produzione campana Istat aggiornati al 2009 che mi sono andato a spulciare.
Negli ultimi 5 anni nonostante la crisi la produzione è rimasta pressoché invariata, muovendosi però sempre più verso i vini rossi (più 2% circa aumentando la propria quota già maggioritaria al 57,6% del totale) rispetto ai vini bianchi che perdono circa il 2%. I vini doc e docg sono solo il 16% del totale prodotto, appena un punto in più della media del mezzogiorno, ma dato ben lontano dal 33% che rappresenta la media nazionale italiana. La parte del leone la fanno i vini da tavola con il loro 74% circa. Scendono poco sotto l’11% gli Igt.

Eppure, nonostante le cantine siano piene di rosso invenduto, Taurasi in testa, si continuano a preferire vitigni a bacca rossa nei nuovi impianti.

Intanto, visto che la primavera è ben inoltrata e l’estate alle porte eccovi 5 bianchi a base Greco e Fiano, le due docg, targati 2009, che meritano l’assaggio o di essere conservati per il futuro.

Fiano di Avellino 2009, Sarno 1978: Esordio per questa piccola realtà voluta da Maura Sarno. Il vigneto si trova a Candida, Enzo Mercurio a dirigere le opere di cantina che si svolgono per adesso presso la cantina San Paolo. Buona spontaneità al naso e discreta dinamica di bocca. Un’annata più fortunata e maggiore esperienza miglioreranno il dettaglio aromatico.

Fiano di Avellino 2009, Masseria Murata: una versione meno sfumata e ampia della precedente, ma con il bonus di una bella e naturale intensità aromatica che si traduce in succo al palato per un sorso di fattura semplice e sapida. Dai vigneti sul versante di Montevergine dove la famiglia Argenziano vive, da sempre, di fronte alla splendida Abbazia di Loreto.

Greco di Tufo Pietrarosa 2009, Pasquale Di Prisco: ecco un vigneron particolarmente ispirato sia che tratti proprie uve sia che l’acquisti. Con l’aiuto di Carmine Valentino in cantina, questa realtà sforna ogni anno con commovente costanza prodotti di ottima qualità. La selezione Pietrarosa conferma i livelli del Greco versione base pari annata. Qui c’è tanta materia, ma anche contrasti e sfumature. Palato di incedere sapido e sugoso.

Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2009, Villa Diamante: dopo una particolare versione 2008, torna ad alti livelli il Fiano di Antoine Gaita da Montefredane, contrada Toppole. Una versione che sembra avere tra l’altro un surplus di naturalezza d’espressione muovendosi più sui registri di un’annata piovosa come la 2009 che sull’inconfondibile stile aziendale. Sottile, sfumato, elegante, ha sorso ossuto e sottile timbro minerale nel finale.

Greco di Tufo 2009, Montegloria: avevamo già segnalato con l’amico Cimmino, su Enogea 35 del buon Masnaghetti, l’esordio di questa realtà di Rosa Felicia Gianino. Ribadisco per chi ci segue su questi spazi: seguita in cantina dal giovane Luigi Sarno (già consulente di Angelo Muto di Cantina dell’Angelo e ottimo produttore – Cantina del Barone – con il suo Fiano di cui parlammo qui), una piccola vigna a Tufo, appena duemila bottiglie prodotte per adesso per un vino di ottima spontaneità nel profumi di carattere terroso e di facile, snella e sapida beva. Rivelazione.
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posted by Mauro Erro @ 00:15,

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