TriplIPA, Opperbacco



Come si legge sul sito del microbirrificio teramano che ha aperto i battenti nel 2009, sono due gli stili cui il patron Luigi Recchiuti si ispira per brassare questa birra: le Triple della tradizione brassicola belga, da cui Luigi Recchiuti mutua i malti, tipo pils, e i lieviti; le IPA (Indian Pale Ale) della tradizione anglosassone, per l’uso abbondante dei luppoli. Quattro varietà di luppoli, Simcoe, Columbus, Saaz e Amarillo, utilizzati sia in fase di bollitura che in dry hopping per conferire sfumature infinite alla chiusura di sorso.
In realtà le sfumature non sono così infinite: ce la si aspettava un po’ più complessa, date le premesse e i 4 luppoli. Ciononostante il quadro d’insieme è assolutamente meritevole: colore dorato con schiuma compatta, presente e mediamente persistente, al palato è dominata dai sentori luppolati agrumati, freschi, resinosi che stemperano in maniera definitiva i sentori dolci del malto che si erano percepiti al naso, il corpo non troppo pesante e l’alcool (7,8 gradi ABV) che mai diventa invasivo. Il finale amaro, amaricante e asciutto rende conto dei 56 gradi IBU. Prova convincente per questo “ibrido” che ha sbancato i mercati norvegesi e che si è aggiudicata un bel 90/100 dai lettori di Ratebeer.

Roberto Erro
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posted by Mauro Erro @ 08:20,

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