Caffè Bianco

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

Così cantava De Andrè, e in effetti quando si parla di caffè andare col pensiero a Napoli è quasi scontato.
Oltre alla pizza e al mandolino, un emblematico segno di riconoscimento del capoluogo partenopeo è proprio la “tazzulella di caffè” fumante. Ma il caffè, come tutti sanno, non nasce certo tra i vicoli di questa bella città e le sue origini si perdono in una mare magnum di leggende e storie fantastiche. Probabilmente nata in Abissinia (l’odierna Etiopia, stato dell’Africa Orientale) la pianta del caffè pare si sia spostata da lì in Arabia: la bevanda che se ne ricavava aveva lo stesso colore nero della Kaaba, la pietra di provenienza celeste conservata come reliquia alla Mecca e da qui il nome Qahua, che significa eccitante, da cui deriva l’attuale parola caffè. Di storie sull’origine della bevanda ce ne sono varie, come scrivevo prima, e secondo una di queste per esempio il merito della sua acquisizione tra i costumi degli uomini sarebbe addirittura del profeta Muhammad. Egli, gravemente ammalato, avrebbe chiesto la grazia di ottenere un tonico, un filtro benefico. L’arcangelo Gabriele, mosso a pietà, accorse in suo aiuto e gli somministrò una bevanda che nessuno aveva prima di allora mai visto e conosciuto. Bevutala, il profeta si trovò guarito, tanto che dopo poco, poteva affrontare 40 guerrieri nemici […]e aveva le forze per soddisfare ben 40 donne, una dopo l’altra.* (adesso ho capito quale bevanda girava a Villa Grazioli..n.d.a.)
Naturalmente tra le tante storie non si sa quale sia quella più verosimile, ma qualunque essa sia pare accertato che i primi luoghi pubblici nei quali venne consumata siano sorti alla Mecca, grazie ai pellegrinaggi che erano delle vere e proprie migrazioni periodiche. In seguito il caffè, importato dai paesi mediterranei e dall’Olanda, raggiunse l’Europa, tanto da diventare una delle principali e più diffuse bevande del mondo.
E se a Napoli è un’istituzione e “sul’a Napoli ‘o sann fa” nel mondo arabo il caffè continua ad essere un rituale, soprattutto nel Medio Oriente, dove gli uomini trascorrono ore e ore a bere tazze di caffè durante le lunghe notti estive, ma anche di giorno: “Qualunque contratto o affare non può essere stipulato senza il caffè e un ospite viene sempre accolto con una tazzina di caffè fumante, magari preparato con i chicchi macinati e tostati al momento”.*

Il caffè arabo si può preparare in tanti modi, si può aromatizzare con la cannella o con i fiori d’arancio o addirittura con i semi di cardamomo, ma quello di cui voglio parlare oggi – causa forse lo stress e le influenze virali – è il caffè bianco, una bevanda calmante, antitesi del caffè nero, ma sempre di origine araba.
Il caffè bianco viene servito soprattutto in Libano, è semplicissimo da preparare e si può bere sempre, a tutte le ore e soprattutto a tutte le età in quanto non è assolutamente eccitante, anzi, è una sorta di tisana calmante, tranquillizzante e rasserenante, consigliata per combattere le emicranie, placare i casi di nervosismo, le palpitazioni, le insonnie e insomma proprio ma proprio tutto ciò che ci turba di questi tempi!
Per prepararla dovete semplicemente versare un cucchiaio di acqua di fiori d’arancio in una tazzina da caffè, riempirla quindi di acqua bollente e addolcirla con lo zucchero. Potete aromatizzare ancora e ulteriormente la bevanda aggiungendo un pezzettino di scorza d’arancia, di limone o di mandarino e berla calda calda.
E l’acqua di fiori d’arancio???
E’ quell’essenza profumatissima gradevole e rilassante che noi tutti conosciamo per aromatizzare dolci, creme e impasti (uso anche questo, ovviamente, di derivazione araba), si acquista nei negozi specializzati per dolci o nelle botteghe arabe, ma in piccole fialette potete trovarla anche al supermercato nel reparto dolciario. Naturalmente sarebbe preferibile cercare il prodotto naturale, dal momento che dobbiamo calmarci facciamolo in maniera sana! Diffidate quindi dalle fialette, e andate in erboristeria o, se ne avete uno, dal vostro pasticciere di fiducia, altrimenti aspettate la primavera e preparatela da voi: prendete 200 grammi di fiori di arance amare (zagare) e mettetele in un contenitore con un litro di acqua. Chiudetelo ermeticamente e fate riposare per 24 ore agitandolo spesso, poi filtrate l'acqua che potete conservare in bottigliette ben chiuse per un po’ di tempo. La prossima volta vi parlerò di bevande d’amore o di congiungimento, promesso, anche se molto meno piacevoli al gusto (vi assicuro) per adesso accomodatevi in poltrona, rilassatevi e placate gli animi, ma mi raccomando non accendete la tv almeno finché la tazzina non si sia raffreddata!

Adele Chiagano

* Cfr. Cucina Araba, Marta Fischer, pag.120.

Foto Palazzo mille e una notte: Silvia Baioni

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posted by Mauro Erro @ 10:12,

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