Pietracupa, i vini di Sabino Loffredo

Sabino Loffredo, patron dell'azienda Pietracupa

Pietracupa per chi la conosce è sinonimo di buoni e affidabili bianchi tout court. Tant’è che Sabino Loffredo con Raffaele Troisi di Vadiaperti e Antoine Gaita di Villa Diamante compone il trio delle meraviglie della collina di Montefredane, dove anche Ciro Picariello trae la metà del suo Fiano (l’altra metà da Summonte).
Nata agli inizi degli anni ’90 è stata condotta da Peppino Loffredo fino al ’99 quando è subentrato Sabino, vigneron eccentrico, maniacale, nonché ottimo assaggiatore.
Non solo fiano ovviamente. Il greco di Tufo di casa Pietracupa si è sempre affermato come uno dei migliori e più affidabili della denominazione negli anni, superando talvolta per qualità - questione di sfumature – l’ingombrante cugino. Le uve provengono dal confinante comune di Prata e da Santa Paolina. E se ciò non bastasse, non molti sanno che sin dagli esordi, non vorrei sbagliare ma credo si tratti del ’92 – ringrazio il lettore che possa esser più preciso – in questa azienda si è sempre portata avanti una sperimentazione con l’aglianico lavorando ad un Taurasi, prodotto in pochissime bottiglie, che ogni anno raccontava un territorio diverso per scoprirne caratteristiche e qualità. Dal 2008, la scelta, sembra definitiva, di una vigna a Torre Nocelle.
Approfittando dell’ultima anteprima Taurasi dove il vino di Sabino ha messo d’accordo molti se non tutti sulle sue qualità, ho fatto un riepilogo dei vini dell’ultima annata commercializzata che vi propongo partendo proprio dai Taurasi (del 2004 credo di aver scritto da qualche parte). Di seguito i bianchi e la selezione di Fiano Cupo.
Gli assaggi, ma non c'era bisogno, hanno ulteriormente affermato Sabino Loffredo come uno dei più talentuosi vignaioli d’Italia.

n.b. Ho preferito lasciare i punteggi in centesimi tra parentesi alla fine per chi volesse cogliere le sfumature dei vini attraverso una scala metrica. In stelline, chioccioline o qualsiasi altro simbolo si voglia, i vini si troverebbero tutti nella stessa classe (in un ridondante ****).

Taurasi 2005 (uve da Taurasi)
Frutta, note grasse, terra, balsamico e pepe nero: profilo olfattivo intrigante e di minuziosa e precisa incisione. Palato duro, sull’acidità, di buon succo, ma carente nella seconda parte di bocca. (85)

Taurasi 2006 (uve da Castelfranci)
Chiuso, poi scomposto, a tratti si evidenziano belle note di terra e frutta in un profilo di austera compostezza. Palato monolitico, solido, denso, non si distende nel finale pur segnato da un bel riverbero minerale.In divenire.(87 ?)

Greco di Tufo 2009
Naso netto, minerale, franco, non del tutto spiegato nella sua dinamica. Palato coerente: fresco, elastico, energico. Acidità e succo non sono ancora del tutto integrati. Migliorerà nel tempo. (87,5)

Fiano d’Avellino 2009
Naso schietto, diretto e aromaticamente intenso. Semplice e stretto. Palato di grande forza, succosità e ritmo: chiude, sottolineato dal timbro sapido, leggermente amarognolo. (86,5)

Cupo 2008
Naso sottile, per certi versi restio, di sfondo iodato e roccioso, da cui, a tratti, si esibiscono dolci note floreali, note lievemente aromatiche, cerealicole e balsamiche. Palato in souplesse: di buon succo e presa sapida. La migliore versione di sempre, un pizzico di tensione in più lo avrebbe reso indimenticabile. (87,5)
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posted by Mauro Erro @ 10:14,

1 Comments:

At 28 gennaio 2011 alle ore 11:41, Anonymous Anonimo said...

‎'92 esatto, per la giovane storia Irpina è praticamente uno dei primi dieci Taurasi prodotti. La papalina di Sabino merita le 5 stelline.
Lello

 

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