Amici miei parte seconda

Appena posso ricambio molto volentieri gli inviti a cena a casa di amici (leggi qui). Quelli di sempre, quelli che una bottiglia di vino è tal quale un abat-jour. Con la differenza che è molto più scomodo bere il secondo.

Solitamente, quando arrivano, la sola vista dei calici scintillanti messi di fila produce in loro brillio negli occhi e, nei peggiori casi, salivazione accentuata. Più calici vedono, più immaginano che io sia di buon umore, più ipotizzano che berranno bene.

D’altronde, al di là della relativa bellezza, piacevolezza e della godibilità che ne trarranno il sol fatto di poter dire il giorno dopo in ufficio al collega (che considera solitamente una bottiglia di vino come un abat-jour ma ha un amico contadino che fa un vino allucinante) di aver bevuto un Barolo del ’67 di Borgogna, un ’96 di Mascarella, ed un riesling dolce (quella roba impronunciabile tedesca) del ’94, provoca in loro uno stato di commozione accompagnato spesso da un minuto di rigoroso silenzio, petto in fuori ed occhi chiusi. Il vino, in ogni caso, mantiene per tutti una sua sacralità.

Ah, ovviamente lo storpiamento dei nomi e il non ricordarsi annate giuste o produttore giusto sono un leitmotiv.

Una di queste ultime sere ho piazzato davanti a loro tre calici con tre vini rossi differenti serviti rigorosamente alla cieca. Gli ho chiesto di sniffarli e berli e di dirmi, prima di iniziare a cenare, il loro preferito. Alla fine della cena, gli avrei chiesto se confermavano le loro scelte, avremmo verificato il vino più bevuto e svelato le bottiglie.

Il primo calice ottiene quasi l’unanimità delle preferenze (il mio voto ovviamente non conta). Sia inizialmente, sia alla fine della cena. Il secondo viene apprezzato per i profumi, ma non lo vota nessuno. Sul terzo si ha difficoltà ad esprimersi.

Ma, a guardare il livello delle bottiglie scoperte, la terza era finita. Poi la prima ed infine la seconda per un terzo intatta (considerato che eravamo in cinque, hanno bevuto un bel po’ :-).

1) Vina Tondonia Reserva Lopez de Heredia 1997 @@@@
Ha un naso evoluto giocato su sentori di terra, riverberi minerali, spezie, fruttati di giuggiole, non del tutto sereno. Si apre, si chiude, talvolta s’assopisce o s’arresta stanco per poi svicolare con intriganti echi balsamici. Palato più coerente, teso, non ampio, ma di bella lunghezza e pulizia.

2) Pommard 2003 Fanny Sabre @@@+
Naso polputo di lampone maturo accompagnato da note altrettanto scure di erbe, spezie e minerali (qualcuno si ricorda la ferrochina Bisleri?) non molto dinamico, ma alleggerito dalla volatile che lo ingentilisce. Al palato, però, è la stessa volatile che rende il finale del sorso inizialmente succoso, asprigno, pregiudicandone, in parte, la godibilità. (del 2004 di questa produttrice – conduzione biodinamica, se non ricordo male - parlai qui).

3) Brunello di Montalcino 2001 Sesti @@@@@
Naso terroso, speziato, scuro, balsamico, ancor restio e giovane, leggermente impreciso ma di grande compostezza, austerità e solennità. Palato sontuoso: largo, succoso, elegante e composto sino al finale. Tannino presente, ma di bellissima trama. Un sorso tira l’altro.

Morale della favola: non sempre i vini che al primo impatto ci colpiscono perché nei profumi aprono cassetti della nonna e ricordi come le madeleine di Proust o quelli che ci tramortiscono per intensità saranno quelli che poi berremo di più. Bere, è, appunto, tutto un altro discorso.

P.S. rivelazione della serata la mozzarella di Bufala senza lattosio del caseificio La perla del Mediterraneo di Ponte Barizzo, Capaccio. Ma questa è un’altra storia.
a

posted by Mauro Erro @ 14:59,

2 Comments:

At 3 febbraio 2011 alle ore 13:54, Anonymous Anonimo said...

La terza bottiglia al buio potrebbe anche essere terminata perchè più riottosa a farsi scoprire e, dato per assodato la sua piacevolezza gustativa, c'era la voglia di capirla fino in fondo e complessivamente.
Al contrario della seconda, nella quale l'inebriante sensazione olfattiva non essendo seguita da un'appagante godibilità gustativa ha meno spinto al riassaggio.
Che dici potrebbero esserci anche questi elementi nel calcolo dei vuoti?

ClaudioT

 
At 3 febbraio 2011 alle ore 17:12, Blogger Mauro Erro said...

ipotesi e teorie tutte lecite, ma i miei amici tante "pippe" non interessano: bevono ciò che gli piace, annusano ciò che gli piace. I primo gli piaceva annusarlo il terzo se lo sono bevuto. Tutto qui.
Ciao.

 

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