Il Fumin della Valle d’Aosta

Foto di Francesco Sisti

Valle d’Aosta, incantata regione di montagna. Camosci, stambecchi, Alpi e castelli rendono l’immagine di questo luogo ricco di suggestioni e i vini della Valle d’Aosta la rispettano in toto.
Vini verticali, rustici, di montagna che ad ogni assaggio riportano il pensiero all’aria rarefatta e ai monti che circondano le valli vitate. Valli vitate sì, ma a quote eroiche (in questa regione ci sono vigneti a piede franco ai piedi del Monte Bianco a circa 1300 metri), dove nemmeno la fillossera a suo tempo è riuscita ad intrufolarsi.
Sui vini della Valle d’Aosta e ancor di più sul Fumin, interessante vitigno a bacca rossa vinificato ora quasi esclusivamente in purezza, non si ha uno storico ben dettagliato. Si sa però che i piccoli e, ancora oggi, poco noti produttori valdostani, con gli estremi sacrifici che la viticoltura di montagna richiede, hanno difeso per anni il loro patrimonio vinicolo. Le particolari condizioni climatiche, l’isolamento geografico e l’attaccamento alle tradizioni hanno fatto sì che in questa regione si acclimatassero vitigni unici, introvabili anche nelle regioni confinanti, offrendo un panorama ricco di spunti originali, con vini spesso molto caratterizzati e, allo stesso tempo, spesso frenati da una tecnica non all’altezza.
Negli ultimi anni anche questa piccola realtà ha subito un processo di “civilizzazione” come lo definisce Masnaghetti, perdendo nei suoi vini una buona parte del carattere freddo e selvatico che li rendeva immediatamente riconoscibili e acquisendo una forma espressiva più comprensibile anche al di fuori dei confini regionali. Fino a pochi anni fa, per esempio, le vigne erano un mix di tantissime varietà e quando si decideva di vendemmiare venivano raccolte tutte nello stesso momento.

Foto di Francesco Sisti

Vini e territorio della Valle d’Aosta

A partire dagli anni ‘60, la Regione ha investito notevoli risorse finanziarie nel settore viticolo, negli anni 71-72 ottiene la Denominazione di Origine Controllata per i vini Donnas e Enfer d’Arvier e nel 1985 è una delle prime regioni in Italia ad avere una DOC che racchiude tutte le produzioni ottenute sul territorio. Oggi la Valle d’Aosta è rappresentata da sette sottodenominazioni di area: il Blanc de Morgex et de La Salle , l’Enfer d’Arvier , il Torrette , il Nus , il Chambave , l’ Arnad-Montjovet e il Donnas e quindici di vitigno: Chardonnay , Cornalin , Fumin , Gamay , Mayolet , Merlot , Müller Thurgau , Nebbiolo , Petite Arvine , Petit Rouge , Pinot Blanc, Pinot Gris, Pinot Noir , Prëmetta e Syrah. Quando si parla di territorio valdostano bisogna distinguere innanzitutto tra Adret e Envers. L’Adret corrisponde alla sinistra orografica della Dora Baltea, il lungo fiume che nasce proprio in Valle d’Aosta sul Monte Bianco, e l’Envers alla destra. Il lato sinistro è il versante più soleggiato e più intensamente esposto, il lato destro il meno esposto, dove la vigna trova spazio solo in alcune situazioni particolari. Dopo questa distinzione occorre suddividere ulteriormente il territorio in Bassa Valle, Centro Valle e Alta Valle. La Bassa Valle si sviluppa dal confine con il Piemonte fino a Montjovet e comprende le due denominazioni: Donnas e Arnad-Montjovet (oltre il vitigno più presente che è il nebbiolo, si trovano muller thurgau, chardonnay e petite arvine). Il Centro Valle, che è in assoluto la più estesa delle tre zone e la più intensamente vitata, va da Montjovet a Sarre, Saint-Pierre, Introd e Villeneuve, alla periferia ovest di Aosta. Qui le tre denominazioni di riferimento sono Chambave, Nus e Torrette. L’Alta Valle invece va da Arvier fino a La Salle e Morgeux, qui il repentino restringimento della valle e l’innalzamento della quota altimetrica riduce la presenza della vite che si limita alla zona di Arvier per i rossi e a quella di Morgex e de la Salle per i bianchi, che sono poi le due uniche denominazioni di riferimento della zona.

Foto dell’Institut Agricole Régional

Il Fumin

Il Fumin è uno dei vitigni caratteristici del Centro Valle. Il grappolo, da medio a piccolo, ha forma piramidale e la sua caratteristica è la colorazione dei grappoli, “grigio fumo”, da cui il nome fumin, dalla buccia molto pruinosa, di buona consistenza e di colore blu opaco in maturazione. Sottratto negli anni 70 all’estinzione, rivive oggi grazie alla passione dei vignerons locali. Di recente ha ottenuto il riconoscimento di Doc Valle D’Aosta e ultimamente si stanno costituendo nuovi impianti sull’areale che si estende da Saint-Vincent a Villeneuve, sul lato sinistro della Dora Baltea fino ad un’altitudine di 600/650 metri, ma è ancora piuttosto diffuso nei vecchi vigneti di Aymavilles, spesso in associazione con il Petit Rouge. Ciò che colpisce subito è il suo colore, molto carico, con tonalità marcatamente violacee; i tratti erbacei e le note fumé caratterizzano il naso e l’elevata acidità e la sapidità il palato. Probabile longevità si intravede in questo rosso valdostano, ricco e corposo, che spesso viene affinato in legno e vendemmiato tardivamente.

Valle d’Aosta Fumin 2007 Cave des Onze Communes
La Cave des Onze Communes, inaugurata nel 1990, raccoglie e trasforma le uve di duecentoventi soci conferitori, provenienti da vigneti di undici comuni del centro Valle. I vigneti sono estremamente parcellizzati, molti dei quali disposti su ripidi pendii. Il loro Fumin proviene da un assemblaggio di uve dei vigneti della destra e della sinistra della Dora Baltea, ad altitudini comprese tra 550 e 650 metri s.l.m. Colore carico tendente al violaceo per questo Fumin 2007, al naso si avverte subito qualche nota verde accompagnata da sentori di frutta scura, richiami balsamici e sfumature animali. In bocca prevale la forte acidità su un sorso che si ferma a metà bocca e un tannino ancora molto ruvido.

Valle d’Aosta Fumin 2007 Institut Agricole Régional
L’Institut Agricole Régionale è una fondazione regionale che si occupa di ricerca e formazione in campo agronomico, enologico, viticolo e altro. E’ un vero e proprio campo sperimentale nel cuore della Valle d’Aosta con l’obiettivo di formare e aiutare gli imprenditori agricoli ad affrontare la sfida dell'agricoltura di montagna. La vasta gamma dei vini prodotti, curati da Luciano Rigazio, nasce per assecondare più le esigenze sperimentali che quelle puramente commerciali. Nel loro Fumin 2007, rosso rubino con unghia violacea, fanno capolino le note speziate di rabarbaro e zenzero, ma anche di china ed erbe aromatiche. La bocca è acida, salata, s’avverte al momento un pizzico di legno in eccesso, il tannino asciuga un po’ il sorso nel finale e una leggera nube alcolica torna dopo la deglutizione.

Valle d’Aosta Fumin 2008 Les Granges
L'azienda Les Granges, condotta da Liana Grange e Gualtiero Crea, nasce nel 1991. I terreni, situati sull’assolata collina di Nus, si estendono per 2,6 ettari. Inizialmente l’idea era quella di recuperare i vecchi vigneti di famiglia per non abbandonarli, solo più tardi, con l'ampliamento della superficie coltivata, l'attività si è trasformata in professionale fino ad arrivare, nel 2005, dopo anni di conferimento delle uve a La Crotta de Vigneron, alla creazione di una cantina e alla produzione del vino direttamente in azienda. Il Fumin 2008 di questa piccola azienda ha un naso scuro e speziato molto intrigante, di pepe nero, inchiostro e liquirizia. Si fanno largo leggere sfumature salate di acciuga e note affumicate ben marcate. La bocca, anch’essa contraddistinta dalla forte componente acida e sapida, è succosa e il sorso lungo con un tannino presente, ma di bella trama.

Valle d’Aosta Fumin 2007 La Vrille
La Vrille è innanzitutto uno splendido agriturismo nei dintorni della Dora Baltea, gestito da Luciana Deguillame e dal marito Hervé. La coppia produce vino da appena quattro anni, prima Hervé era un conferitore e socio della Crotta di Vegneron di Chambave. I Deguillame coltivano, su terreni che si estendono per circa 3 ettari, anche il gamay, il cornalin e il fumin. Quest’ultimo è frutto di una doppia vendemmia di cui una leggermente ritardata. Il naso è marcato dalla presenza di frutta rossa, con la mora che fa capolino e da accentuate sfumature balsamiche, peccato per il leggero sbuffo alcolico e per il pizzico di volatile che sporcano il quadro olfattivo. Bocca piena ed equilibrata, sorso lungo e tannino presente.

Valle d’Aosta Fumin 2007 L’Atouéyo Fernanda Saraillon L’Atouéyo
La prima etichetta della piccola cantina valdostana di Fernanda Saraillon e del marito Claudio Jerusel risale al 2000. I vigneti dell’azienda sono tutti situati nel territorio del Comune di Aymavilles e suddivisi in tanti piccoli fazzoletti di terra per una estensione totale pari a 20.000 mq, ad altitudini tra i 600 e i 650 m. L’Atouéyo, simbolo utilizzato in etichetta, è un termine dialettale per indicare i piccoli oratori disseminati lungo i sentieri delle vallate, praticati nell'antichità dai viandanti, i quali venivano protetti nel loro viaggio dalle Divinità o dai Santi ai quali l'Atoueyo era dedicato. Il primo naso di questo Fumin 2007 vendemmiato tardivamente è speziato con toni balsamici e dolci accenni floreali di rosa, a seguire intensi i sentori di frutta sciroppata e animali di pelle e cuoio. Bocca grassa con presenza di residuo zuccherino; finale leggermente amaro.

Adele Chiagano

Questo articolo è pubblicato anche su
Ais Napoli
Luciano Pignataro Wine Blog

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posted by Mauro Erro @ 10:53,

3 Comments:

At 24 novembre 2010 alle ore 11:29, Anonymous enofaber said...

Bello leggere della mia amata Valle d'Aosta e di uno dei suoi figli per eccellenza, il Fumin. Mi stupisco un po' per quanto riguarda il residuo zuccherino del Fumin de L’Atouéyo. Ma si sà, ogni bottiglia ed ogni degustatore sono una storia a sé. Se posso permettermi, l'unica cosa che vorrei sottolineare è che il 2007 è un vino ancora relativamente giovane. Il Fumin ha grandi potenzialità di invecchiamento, dando il meglio dopo 5/6 anni.
In ogni caso, torno a dire, grazie per aver parlato e raccontato questo autoctono della piccola regione incastonata tra le montagne :-)

 
At 24 novembre 2010 alle ore 12:07, Blogger Mauro Erro said...

Seguirà il racconto della Verticale del Vigne de la tour di Les Cretes, il servizio lo abbiamo fatto completo :-)

Quanto all’Atouéyo l'impatto dolce era abbastanza evidente - residuo zuccherino o meno - e credo sia un'interessante interpretazione con la sua vendemmia ritardata (se ho ben capito).

Ciao.

 
At 25 novembre 2010 alle ore 13:27, Anonymous Maurizio said...

Brava Adele! Viene proprio voglia di (ri-)asaggiarli e di volare verso la Vallèe. Oggi è la giornata mondiale sulla violenza contro le donne e "magicamente" anche il 25° anniversario della morte di Elsa Morante, "grandissimo scrittore". A proposito, qual'è la situazione per quanto riguarda il potere e la violenza, insomma il patriarcato nel mondo dei vini? Ciao, Maurizio (Are)

 

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