Filari di Timorasso 2007, Luigi Boveri

Sarà la lettura di un libro meraviglioso, denso, colto, rivoluzionario, anarchico come quello pubblicato da Stampa Alternativa che raccoglie le lettere intercorse tra Luigi Veronelli e Pablo Echaurren sulla rivista Carta e pubblicato con il titolo Le parole della terra, manuale per enodissidenti e gastroribelli, ma talvolta si può provare allo stesso tempo la leggerezza dell’essere e il peso dell’omologante cappa della realtà che ti circonda, sentire il corpo che tenta di librarsi e liberarsi (potere della verità) verso il cielo e avvertire nello stesso istante i coglioni che ti si spandono e ti tengono rasente il bitume e incominciano a roteare. E ringrazi iddio, se ci credi, o Veronelli stesso, perché ancora ti riesce d’incazzarti.
Ci pensavo ieri, quando a pranzo bevevo questo vino sublime, questo Timorasso prodotto da Boveri. Giallo paglierino appena attraversato da fulmini dorati quando ci giochi con il calice che fai roteare. Primo naso austero, composto, impettito, di ombrosa mineralità, cinerea e cener(ina); profuma di pompelmo e benzene poi, di erbe aromatiche sottili e pungenti. Bocca piena e avvolgente all’ingresso, ma con incedere lieve, in punta di piedi arrivando solerte e spedito sino alla fine dove si distende e s’allunga: ti saluta sulla porta, ma torna ad abbracciarti calorosamente.
Un vino amichevole quando ci prendi confidenza e da cui non ti stacchi più fin quando si fa forte la voglia di stapparne una seconda ché la prima bottiglia è finita.
Ed allora t’incazzi quando vai nell’ennesimo ristorante di prima fascia e guardi la carta dei vini che è un collage di giornali, riviste e affini fatto male. C’è il vino dell’eno-strippato che lo fa macerato perché è una questione di etica e invece puzza solo di acetica e quando il sommelier lo ha stappato, me lo ha portato, io l’ho guardato.
- Ma che cazzo m’hai portato?
Datemi da bere, per Dio, uno Chablis.
Comprate Chablis. È chardonnay, ma è conveniente, è saporito, è longevo, è un affare, maledetti che capite solo di numeri e cartoni in sconto merce.
Ne ho le palle piene dell’ennesimo chardonnay piemontese passato nel legno (o è il legno che è passato e trapassato nel vino?) che costa un fottio di soldi ed è una truffa bella e buona.
Ma pagateveli da soli i vostri additivi e migliorativi enologici e beveteveli voi, soprattutto.
Sono vent’anni ormai che Massa e dietro di lui una schiera di vignaioli fanno a Tortona vini meravigliosi, scalpitanti, saporiti, longevi e pure questi sono un affare. Al consumatore costa una ventina di euro sta meraviglia di Boveri.
Un po’ più giù c’è Gavi, li pagate ancora meno e la 2008 è stata meravigliosa.
Le Marne, La Raia per dirne un paio.
Maledetti che non siete altro, io vorrei scrivere di vino e voi leggete solo di soldi!
a

posted by Mauro Erro @ 11:25,

6 Comments:

At 15 novembre 2010 alle ore 14:47, Anonymous Anonimo said...

Ho scoperto Boveri al Vinitaly 2003 per caso girovagando per il padiglione Piemonte alla ricerca di un produttore che avesse anche qualcosa da mettere sotto i denti dopo una giornata di dure degustazioni. Ci fermammo avanti al suo stand per fame perchè aveva un grosso salame locale in bella mostra. Luigi ci voleva far degustare tutta la gamma, ma noi andammo subito sulla Barbera Vignalunga 01: strepitosa! Ritornammo il giorno dopo sobri e freschi e degustammo tutti i vini e subito facemmo l'ordine.
Il Timorasso di Boveri è un grande vino: ho ancora 2 bottiglie di Filari di Timorasso del 2001 che conservo gelosamente. Ne ho aperta una a maggio 2010: una freschezza, una sapidità e dei profumi di idrocarburi veramente notevoli. Notevole anche la Barbera Vignalunga 2001 aperta nel 2009.

 
At 16 novembre 2010 alle ore 14:54, Anonymous Anonimo said...

ancora una volta hai centrato l'obbiettivo ,tu scrivi di vini e che vini direi la gente legge solo di soldi , non osa non ricerca non studia e sopratutto non beve queste meraviglie ,ancora grazie mauro x queste fantastiche intuizioni ....

 
At 16 novembre 2010 alle ore 21:21, Anonymous Anonimo said...

sì ma i soldi sono importanti. se poi il buon vino deve essere appanaggio di pochi e un alimento elitario... fate vobis.

 
At 17 novembre 2010 alle ore 10:12, Blogger Mauro Erro said...

@ l'ultimo anonimo: Hai presente "l'olio secondo Veronelli"? Si raccoglie (dagli alberi, con il pettine) al momento dell'invaiatura e nel giro di due - quattro ore si fa molire. Questo l'extravergine d'oliva. Costerebbe di più? Sicuramente, ma pagheresti di più del vero extravergine d'oliva e molto meno quello che viene venduto come olio "italiano" extravergine d'oliva, raccolto per caduta a terra, molito chissà quanto dopo, delle varie industrie - a te scegliere i nomi, Carapelli, Monini, Bertolli - che altro non è che olio lampante poi trattato in "laboratorio" perchè rientri nei parametri analitici dell'extravergine.
Vale per l'olio tanto quanto per il vino. Poi ognuno - i suoi soldi li spende come vuole, in telefonini, ipad ecc. ecc. -
E, aggiungo, non tutti sogniano di acquistare e guidare una ferrari.

 
At 4 dicembre 2010 alle ore 19:23, Anonymous Anonimo said...

Sono 5 anni che bevo Boveri.
Tutti i suoi vini sono ottimi e perfettamente prezzati.
Rincordo con grande entusiasmo il Poggio delle amarene del 2003 ma anche il timorasso del 2006 è un gran bel bere.
Non snobbiamo il Boccanera che è si un base ma un signore vino!
Poi va bhe... il Vignalunga è qualcosa di emozionante.

Sono stato a trovare diverse volte Luigi e devo dire che merita un salto in cantina.
I posti sono bellissimi e siamo stati accolti come se fossimo di famiglia dal buon Luigi moglie e figli :)

Consiglio d'andar a trovarlo!

 
At 4 dicembre 2010 alle ore 19:26, Anonymous Anonimo said...

Dimentocavo di firmarmi...

Alberto :)

 

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