Dietro l'etichetta: dal Parmigiano Reggiano alla Monsanto

“Lei non deve prendersela troppo a cuore. Che cosa non capita nel mondo!”
Franz Kafka, Il Processo.


Al mondo di cose strane ne capitano.
Cominciamo dall’inizio (o dalla fine).
È il marzo 2010 quando l’allora ministro per le politiche agricole Zaia annuncia il parere sfavorevole della Commissione Sementi Geneticamente Modificate all’autorizzazione di iscrizione al registro del mais MON810 (e altri OGM). Vale a dire che sul territorio italiano non è possibile coltivare prodotti OGM: quasi tutti gli agricoltori esultano, gli ambientalisti brindano, ma il problema reale pare non essere risolto.
Facciamo chiarezza: si definisce Organismo Geneticamente Modificato (OGM) un organismo vegetale o animale il cui patrimonio genetico (DNA) è stato modificato dall’esterno, in maniera forzata. Il DNA costituisce una sorta di matrice, la scheda madre di tutte le informazioni necessarie a far sviluppare tessuti e organi e a farli funzionare. All’interno di una specie esso è piuttosto conservato, anche se nei millenni i processi di mutazione spontanea del DNA o l’incrocio tra materiale genetico differente - si pensi alla mistura dei popoli - ha assicurato l’evoluzione. Quando questo processo di cambiamento del DNA viene indotto allo scopo di conferire nuove capacità all’organismo manipolato, dalla resistenza agli antibiotici all’azione insetticida nel caso dei prodotti agrari, quest’ultimo si definisce geneticamente modificato. Di norma questo processo avviene estrapolando una parte di materiale genetico da un organismo donatore (es. batterio) all’interno del DNA di un organismo ricevente (es. soia o mais) che così acquisisce l’informazione contenuta nel frammento aggiunto e ne sviluppa la relativa funzione (es. resistenza agli antibiotici).
L’Italia è uno stato membro della comunità europea e le leggi nazionali devono attenersi alle direttive europee, pena grosse sanzioni che finiscono per essere pagate dai cittadini. In materia di OGM la comunità Europea ha approvato due regolamenti. Il primo, 1829/2003, definisce le procedure per l’autorizzazione per la coltivazione e l’utilizzo di piante geneticamente modificate: la domanda di autorizzazione da parte di un’azienda deve essere approvata in prima istanza dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che fornisce il suo parere scientifico alla commissione che ha il compito di garantire o rigettare l’autorizzazione. Il secondo regolamento, 1830/2003, detta le norme per la tracciabilità degli OGM rendendo obbligatoria la dicitura “prodotto da OGM” anche per gli alimenti nei quali non è possibile reperire materiale genetico e rendendo ammissibile una presenza accidentale inferiore allo 0,9% di prodotti OGM autorizzati, in alimenti non-OGM. Allo stato attuale più di 35 domande, su OGM alimentari e non, sono state approvate e nessuna di queste, stando al parere tecnico dell’EFSA, ha sollevato problematiche sanitarie o ambientali: le autorizzazioni sono state revocate unicamente nei casi di prodotti la cui vendita da parte del produttore era cessata e di conseguenza non sussisteva un interesse commerciale nel chiederne un rinnovo.
L’Italia, come d’obbligo, ha recepito le direttive europee, ma di fatto ha bloccato sul nascere le possibilità di coltivazione, nonostante il via libera ordinato dal Consiglio di Stato.
In altre parole, gli OGM che vengono autorizzati in sede europea, in base al principio di libero scambio postulato dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio, non possono essere banditi dalle politiche nazionali: per cui l’Italia si impegna a non coltivare sul proprio suolo OGM, ma non può fare a meno di comprarli.

Numero dei prodotti OGM autorizzati negli Stati Uniti. Fonte: USDA (2002)

“Un quarto della soia mondiale è transgenica e, come il mais, è presente - anche se non viene dichiarata in etichetta - sotto forma di lecitina, farina, amido e olio nel 60% degli alimenti confezionati: dai gelati ai biscotti, dal cioccolato alle marmellate, dalle bevande alle margarine.”
Ministero della Salute

Dopo lo scandalo “mucca pazza” e il conseguente divieto di utilizzo di farine animali, la domanda di soia è cresciuta vertiginosamente. Solo nel 2001, l’unione europea ha importato 16 milioni di tonnellate di soia principalmente da Stati Uniti e Argentina, dove da tempo le coltivazioni OGM sono largamente diffuse. In Italia la situazione è analoga: solo l’8% della soia di cui necessita è prodotta su territorio nazionale e stando ai dati forniti dal ministero della salute, il 91% dei campioni di soia analizzati conteneva materiale geneticamente modificato. I risultati sono simili a quelli ottenuti da uno studio danese: il 100% dei 91 campioni di soia analizzati contenevano materiale modificato. Punto interessante dello studio è che la concentrazione di materiale GM oscillava nei campioni studiati dal 40 al 100%, dato quest’ultimo che offre una sola chiave di lettura: la soia, il cui contenuto di materiale geneticamente modificato è pari al 100%, deriva totalmente da coltivazioni OGM e spazza ogni dubbio sul possibile effetto “contaminazione”. La curiosità è che la raccolta dei campioni è avvenuta nel 2002, prima quindi che la comunità europea legiferasse in materia e che l’utilizzo di prodotti zootecnici a base di OGM fosse considerato a norma (o contro) legge.
Il dato è praticamente incontrovertibile e lo stesso ministero della salute ci ricorda che “anche se non segnate in etichetta”, in barba alla tracciabilità, il 60% degli alimenti confezionati contiene materiale OGM, alla faccia dei consumatori che ignari, da anni mangiano alimenti prodotti con tecnologie su cui il dibattito scientifico, sociale e politico è ancora acceso. E il problema non riguarda solo gli alimenti confezionati.

Il consorzio Parmigiano Reggiano comprende oltre 4000 aziende agricole comprese nel territorio d’origine tra la Lombardia e l’Emilia ed oltre 400 caseifici destinati alla trasformazione di uno dei formaggi italiani più famosi al mondo. I numeri sono considerevoli: 15% della produzione nazionale di latte, 3 milioni di forme prodotte, oltre 800 milioni di euro il giro d’affari alla produzione. E il merito di aver ottenuto il marchio DOP, marchio di tutela giuridica a difesa di una tradizione.
Anno domini 2007. Greenpeace, organizzazione non governativa ambientalista e pacifista, e quindi una delle voci che alimentano il dibattito, pubblica un rapporto contro l’utilizzo della soia geneticamente modificata nell’alimentazione delle 270 mila bovine dedicate alla produzione di latte per il Consorzio del Parmigiano Reggiano. Allegato al rapporto c’è una foto che mostra un’etichetta di mangime destinato alle bovine contenente materiale geneticamente modificato.
Il disciplinare d’altronde non lo vieta. E i consumatori nel frattempo non sanno nulla.

Il dato di fatto è che consumiamo OGM tutti i giorni. Quello che non sappiamo è se ci fa male.
L’istituto Superiore di Sanità, organo che dovrebbe informare i cittadini sullo stato della ricerca in materia, è taciturno e più che altro si allinea alla posizione dell’EFSA. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha invece risolto il problema pubblicando una pagina web: 20 domande sugli organismi geneticamente modificati.
Domanda 7: gli alimenti OGM sono sicuri?
Risposta: “Gli alimenti OGM attualmente disponibili sul mercato internazionale hanno superato in maniera positiva le valutazioni sui rischi per la salute. Inoltre, nessun effetto sulla salute è stato osservato in seguito all’esposizione di alimenti OGM nella popolazione generale di paesi dove questi sono autorizzati”.


Il caso MON810

È il 2004 quando viene approvata la domanda avanzata dalla multinazionale Monsanto di iscrizione dei prodotti derivati dal suo mais transgenico brevettato MON810.
La modifica genetica rende il mais MON810 capace di sintetizzare due tossine dall’azione pesticida. L’allora commissario europeo per la Salute e la tutela dei consumatori David Byrne dichiarò: “L’iscrizione nel catalogo europeo delle sementi è una logica conseguenza, ora che è stato aggiornato il quadro normativo comunitario sugli OGM. Si tratta di un tipo di granturco di cui è stata completamente provata l’innocuità per la salute umana e per l’ambiente e che viene coltivato da anni in Spagna senza che sia stato segnalato alcun problema. Verrà chiaramente etichettato come granturco geneticamente modificato per garantire la libertà di scelta dei coltivatori.”
Da allora diversi paesi, tra cui Francia, Austria ed Ungheria, hanno avanzato richieste di “revisione dati” all’EFSA in merito ai prodotti derivati dal MON810. In tutti i casi l’agenzia ha prodotto una copiosa bibliografia sui risk assessment precedentemente eseguiti e quindi rinnovato il parere favorevole all’utilizzo di MON810 per fini alimentari. Ma i dubbi continuano a persistere e continuano le ricerche che proverebbero gli effetti negativi sulla salute.
Il gruppo di ricerca del dottor Gilles-Eric Séralini, ricercatore dell’Università di Caen in forza anche al CRIIGEN, ha pubblicato uno studio in cui ha valutato gli effetti dell’esposizione di 3 prodotti OGM tra cui il MON810 sui topi. Approssimativamente 60 differenti parametri classificati per organo sono stati analizzati nel sangue e nelle urine dopo 5 e 14 giorni di alimentazione a base OGM. I dati sono stati confrontati con quelli ottenuti da sei gruppi di topi la cui alimentazione era a base di granoturco non OGM. Gli autori concludono: “La nostra analisi rivela chiaramente per i 3 OGM nuovi effetti collaterali legati all’assunzione del mais geneticamente modificato; questi sono sesso- e spesso dose-dipendenti. Gli effetti collaterali sono stati evidenziati perlopiù a carico di rene e fegato, gli organi detossificanti alimentari, sebbene con differenze tra le 3 varietà. Altri effetti sono stati notati a livello cardiaco, delle ghiandole surrenali, della milza e del sistema emopoietico. Questi dati evidenziano segni di tossicità epato-renale, possibilmente dovuti ai nuovi pesticidi specifici di ogni varietà. Inoltre, conseguenze metaboliche dirette o indirette non evidenziate, non possono tuttavia essere escluse.”
Nel frattempo, siamo nel 2009, l’autorizzazione all’iscrizione al registro del mais MON810 è scaduta e la Monsanto ha già provveduto alla richiesta di rinnovo. L’EFSA ha però deciso di riesaminare un rapporto pubblicato da Greenpeace e Friends of Earth sul proprio parere scientifico relativo all’autorizzazione al rinnovo dell’autorizzazione esistente per il mais MON810. Le parti sono state invitate ad un incontro scientifico che si sarebbe dovuto tenere a Settembre 2009. Ad oggi le valutazioni sono in corso e il rinnovo non ancora concesso.
Attualmente sono iscritte regolarmente al registro 4 tipi di mais ottenuti dall’incrocio di MON810 con altre varietà geneticamente modificate.
Per uno di questi incroci l’autorizzazione è valida fino al 2017.
Per gli altri tre, fino al 2020.

Roberto Erro

note: cliccando sulle scritte in rosso si accede ai link, cliccando sulle foto si può ingrandirle. Qui e qui gli altri due capitoli del nostro approfondimento.

posted by Mauro Erro @ 09:34,

22 Comments:

At 22 settembre 2010 alle ore 11:38, Blogger RoVino said...

Bravo Roberto. Sono questioni di grande importanza che raramente vengono affrontate e approfondite in modo serio. Come sempre accade, anche quando si fanno test e verifiche, sono sempre parziali e non tengono conto di tutta la filiera che viene coinvolta. E' come dire: si può respirare l'aria di città senza rischio perché i livelli di smog sono a norma. Primo, chi stabilisce questi valori non è obiettivo, secondo non tiene conto a quanti altri fattori inquinanti viene esposto quotidianamente l'uomo. Manca il valore totate, che si tratti di alimenti, aria o quant'altro.

 
At 22 settembre 2010 alle ore 12:56, Anonymous Anonimo said...

Potresti darci il riferimento bibiografico dell'articolo scientifico di Seralini dove si dice dei danni a carico di rene e fegato? Io prefgerisco leggere la fonte originale e non solo un commento sullo stesso.
Ricordo a tutti che il signor Seralini è stato sbuguiardato pubblicamente dall'Alto Consiglio per le Biotecnologie Francese per aver affermato il falso in un suo articolo scientifico dove sosteneva di non avere conflitti d'interesse, mentre l'Alto Consiglio dimostrava che vi erano appunto confliti d'interesse.
Detto ciò sarebbe più utile leggere il testo originale da cui sonbo desunte le frasi piuttosto che commentare un commento, grazie roberto defez

 
At 22 settembre 2010 alle ore 13:10, Blogger Gianpaolo Paglia said...

due cose due: sono favorevole all'etichettatura, almeno la gente si rendera conto di quello che mangia, ecc. e del fatto che probabilmente mangia alimenti OGM da anni o animali alimentati da OGM
Quello di Seralini è uno studio molto criticato dalla comunità scientifica (specialmente in rapporto al fatto che le analisi statistiche sarebbe condotte con metodologie poco credibili), e si fa notare che Seralini è un noto attivista anti-OGM.

 
At 22 settembre 2010 alle ore 13:53, Anonymous Roberto Erro said...

sì, ma se non ricordo male la questione fu sollevata per "financial disclosure" non esibite (relative quindi all'esistente conflitto di interessi) più che per un giudizio tecnico nel merito della ricerca.
il full-text originale è disponibile al link nel testo.
quanto alle analsi statistiche utilizzate (che pure possono essere "forzate", qualche esperto in statistica ci aiuti nell'interpretazione)e in generale alla metodologia applicata, sono state ritenute adatte e così il lavoro è stato pubblicato sull' "International Journal of Biological Sciences" e indicizzato su pubmed.

 
At 22 settembre 2010 alle ore 16:15, Anonymous Anonimo said...

Primo. Caro Roberto domandati come mai un articolo di tossicologia pura con danni al fegato ed ai reni viene pubblicato su un giornale che mai si era occupato di simili questioni.
Ricorda che aver pubblicato un articolo non vuol dire che i dati ivi contenuti siano veri, mai in nessun caso. I dati vanno verificati e riprodotti da altri altrimenti non valgono nulla.
Secondo. Il conflitto di interessi riguaradava il fatto che Seralini citava nel suo lavoro un lavoro di un gruppo autriaco che aveva trovato cose simili sui topi e ne aveva fatto una grande conferenza stampa molto rilanciata dai media e seguitissima da Zaia e adepti.
Mesi dopo la conferenza non era uscito l'articolo scientifico e le autorità austriache avevano chiesto conto del fatto ai ricercatori che, messi alle strette, avevano dovuto dichiarare che i dati sulla tossicità sui topi non c'erano e non potevano essere pubblicati. Seralini invece continuava a citarli come fonte (per giustificare i suoi dati).

Terzo. scusatemi se cambio argomento, ma Seralini non vale il tempo che stiamo sprecando, torniamo alla sostanza del dibattito.
Lunedi' sera, 20 settembre, ero ospite a Decanter Rdio RAI 2 dalle 19,50 alle 21.
Abbiamo parlato solo di OGM ed ho risposto in diretta a decine di domande commenti e critiche.
Tra i miei argomenti storici, io cito il fatto che una mucca nel 2001 mangiava un chilo di soia OGM al giorno ed oggi ne mangia due. Con quel latte ci facciamo formaggi, cappuccini e yogurt. Ma sopratutto con soia OGM si fanno i prodotti DOP ed IGP esportati in tutto il mondo, Parmigiano, Grana, Prosciuttio di Parma e SanDaniele...
In diretta durante la trasmissione (scaricatela se possibile) e' arrivata la mail di CONFERMA di Parmigiano Reggiano che diceva che stavano sostituendo la soia OGM con favino e pisello.
Sottolineo il coraggio di Parmigiano Reggiano che ha spiegato che per i prossimi 5 anni (massimo tempo di stagionatura) potremo ancora mangiare dell'ottimo parmigiano fatto con ottima soia, prima di passare ad un parmigiano grasso e senza proteine come quello che diventera' quando si passera' dalla soia (39% di proteine) al favino (25% di proteine ma tanto amido in più).
Se guardaate su http://www.salmone.org/2010/02/10/dopo-il-parmigiano-sotto-a-chi-tocca/
troverete la vecchia trasmissione di Decanter di febbraio 2010 in cui già si parlava di questo e se volete un mio articolo in cui ringrazio il Presidente del Consorzio per il coraggio dimostrato,
roberto defez

 
At 22 settembre 2010 alle ore 16:29, Blogger RoVino said...

Sono sbalordito dal fatto che qui si disquisisce sull'attendibilità di questa o quella statistica, di questa o quella analisi scientifica, dimenticando che da sempre la scienza esatta è una pura invenzione dell'uomo che non ammetterà mai i propri limiti. Qualsiasi tipo di ricerca è sempre parziale perché non può contenere in sé ciò che l'uomo non è in grado di riconoscere, avvertire, percepire.
Qualunque strumento costruito dall'uomo è fatto sulla base delle sue facoltà, deiu suoi sensi e del suo intelletto, come tale avrà sempre dei limiti.
Qui il punto NON è se gli OGM fanno bene o male, cosa che probabilmente non sapremo mai con certezza, visto che ogni organismo umano reagisce in modo diverso a qualsiasi sostanza.
Il punto è che nessuno ha il diritto di imporre alle persone di mangiare cose che non sanno di mangiare, o che non vogliono.
A oggi, tranquillamente, sappiamo che buona parte dei nostri almenti sono contaminati, che ci piaccia o no. E questo vanifica il senso di qualsiasi eventuale etichetta, visto che seguire completamente una filiera è tutt'altro che facile.
Se io non voglio nutrirmi di ogm, non posso farlo, e questo è gravissimo, ed è su questo e sulle sue future conseguenze che si deve riflettere.

 
At 22 settembre 2010 alle ore 16:53, Anonymous Anonimo said...

il fatto e' che tu usando il termine "contaminato" stai "truccando" il dibattito, perche' implicitamente assumi che ci sia qualche cosa di pericoloso (no tu RoVino :-) )

ALlora potrei dire che il vino biologico e' "contaminato" dal rame usato in vigna e che la mia insalata bio che ogni tanto compro e' "contaminata" con farine animali che si usano anche come fertilizzanti biologici. E tutto senza metterlo in etichetta.
Se vuoi continuo, ma vedi come l'uso di un termine puo' gia' indirizzare la discussione FUORI dai binari scientifici?

Detto questo, io sono molto favorevole all'etichettatura, ma l'esempio della lecitina che deriva dalla soia e' scientificamente sballato, perche' la lecitina e' lecitina, e che sia derivata dalla soia ogm o normale non cambia nulla, ha sempre la stessa struttura.

Mai come in questo campo i termini usati sono importanti :-)

ciao Dario

 
At 22 settembre 2010 alle ore 17:21, Anonymous Roberto Erro said...

@ Defez: d'accordissimo con te quando dici che i dati vadano replicati (o smentiti) e che perdiamo tempo a parlare di seralini, il senso dell'articolo voleva essere un altro e rilancio Giuliani: non sappiamo se gli ogm fanno male, 99% no 1% forse sì, ma il consumatore non dovrebbe essere almeno informato real-time. e la ricerca non dovrebbe essere più veloce rispetto al processo produttivo-economico? è passato un anno e l'EFSA non si è ancora pronunciata.
@ Dario: hai ragione, forse Roberto Giuliani, ha usato impropriamente il termine; ma neanche è giusto dire che la lecitina è lecitina. ma poi: non esiste anche un piano culturale del discorso?

 
At 22 settembre 2010 alle ore 17:48, Anonymous Anonimo said...

Roberto Erro (ma anche RoVino))
Il consumatore deve essere informato ed io lotto perche' in etichetta ci sia anche il tipo di alimentazione di mucche e maiali, chiedo che sia scritto perche' sia evidente se negli ultimi 3 anni almeno hanno visto anche una sola volta mangimi con OGM. Allo stesso tempo pretendo che questa dittatura alimentare pensata da Coldiretti e realizzata da Petrini si rompa e mi permetta di trovare in un solo supermercato italiano una polenta, non da un OGM qualsiasi, ma da mais Bt, ossia senza pesticidi e con poche fumonisine.
Perchè non posso mangiare polenta di mais Bt?
Vi siete resi conto che chi avversa gli OGM ha dalla sua parte tutta la grande distribuzione organizzata? sembra sempre che stiamo parlando di poveretti, ma con voi avete COOP che fattura solo in Italia il doppio di quello che Monsanto fattura in tutto il mondo: almeno non fate la lagna e combattiamo insieme per sapere cosa mangiano maiali e mucche per poter mangiare ufficialmente OGM; e perchè ognuno sia libero di avvelenarsi con quello che gli pare.
Ma noi pro-OGM avremo qualche diritto o solo chi si oppone e mangia tutte le sere nei ristoranti sponsorizzati da Slow Furb può parlare?

roberto defez

 
At 22 settembre 2010 alle ore 18:00, Blogger Gianpaolo Paglia said...

mi pare singolare dire che non importa parlare di ricerche e pubblicazioni scientifiche perchè la scienza non esatta! Allora se non si vuole parlare su un piano scientifico sarebbe meglio non citare fonti scientifiche. Se si citano si deve accettare il fatto che esse possano essere criticate e che alcuni ricercatori hanno una loro "agenda", sia in un campo che nell'altro.
E' azzardato dire che tutte le pubblicazioni scientifiche sono uguali, mettendo sullo stesso piano centinaia di pubblicazioni sulle piu' svariati e autorevoli riviste che vanno nella direzione di dire che gli OGM non sono piu' pericolosi dei non-OGM (che è il vero oggetto del contendere, e non che non siano pericolosi), contro tre o quattro di senso contrario che guarda caso non reggono mai l'analisi delle comunità scientifica allargata, che vengono sconfessate dalle stesse riviste dove sono state pubblicate (Pustzai, sempre molto citato nonostrante tutto) o ritrattate dagli stessi autori (come quella austriaca).

Per quanto riguarda il piano non scientifico ho già detto: mettiamo l'etichetta contiene OGM, cosi' uno sceglie. C'e' qualcosa di piu' etico e democratico che la scelta?

 
At 22 settembre 2010 alle ore 18:01, Anonymous Roberto Erro said...

roberto defez, chiedo scusa, ma mi hai posizionato dalla parte sbagliata della barricata: io sono pro-ogm.
detto questo, cosa possiamo fare insieme perchè in etichetta ci sia la dicitura e il mercato sia realmente libero?

 
At 22 settembre 2010 alle ore 18:09, Anonymous Roberto Erro said...

@ giampaolo paglia: bravo, non c'è niente di più democratico della scelta.
ricordo che le valutazioni dell'EFSA sul mon810 sono ancora in corso mentre sono regolarmente autorizzati quattro incroci da mon810. ciò che critico è l'asincronia degli attori del dibattito a svantaggio dei consumatori.

 
At 22 settembre 2010 alle ore 19:09, Anonymous Anonimo said...

Roberto: beh no, la lecitina di soia è sempre la stessa, indipendentemente da chi la produce, ne pià ne meno dello zucchero prodotto da barbabietola OGM che è identico a quello prodotto dalla barbabietola normale. Qui non ci sono ambiti culturali da tenere in conto, è solo chimica ;-)

A non volere l'etichettatura è la grande distribuzione e i produttori italiani (e europei) che usano lo pseudo OGM-free come strumento di marketing per consumatori impauriti dalla propaganda anti-ogm. Un po' come la paura dei pesticidi è utilizzata per propagandare il bio.
Dario

 
At 22 settembre 2010 alle ore 20:09, Blogger RoVino said...

Io non ho detto che tutte le pubblicazioni sono uguali, ho detto che non esiste una verità assoluta. La storia dell'uomo lo ha dimostrato da sempre.
Nel caso specifico dell'alimentazione non c'è nulla che possa garantire che un cibo in cui è stato modificato il dna originario non faccia male a nessuno. Ci saranno le statistiche (che proprio in quanto statistiche fanno una casistica, non accertano nulla) che, sulla base di una serie di elementi (opinabili come sempre, tant'è che ognuno fa uso delle statistiche per dare forza alle proprie opinioni) diranno che gli Ogm non fanno male o che il rischio è bassissimo.
Ma quando modifichi un elemento tanto infinitesimale di una catena, come puoi avere la presunzione di mantenerne il controllo? E' pura fantascienza.
E' come la lampada abbronzante, dopo vent'anni che la gente la usa, ora dicono che è una delle cause dell'aumento dei melanomi.
Peccato che, mentre le lampade abbronzanti si possono evitare, per gli Ogm la cosa è nettamente più complicata, e tornare sui propri passi, dopo i numrosi investimenti fatti da potenze come la Monsanto, è davvero una speranza vana, tanto più se guardiamo come in America gli Ogm siano ormai ampiamente diffusi.

 
At 22 settembre 2010 alle ore 20:27, Anonymous Anonimo said...

RoVino: ti faccio notare che se si adottasse il criterio che dici tu (non ammettiamo nulla che non sia sicuro al 100%) per i nostri alimenti, smetteremmo immediatamente di vendere vino, visto che contiene una sostanza tossica e probabile cancergena (l'alcool) ed è altrettanto noto che è causa di migliaia di morti e malati ogni anno.
Eppure io il vino lo bevo e non mi sognerei mai di vietarne la vendira.

Mi pare ovvio che quello NON sia un criterio che si può adottare

DArio

 
At 22 settembre 2010 alle ore 21:46, Blogger Gianpaolo Paglia said...

il ragionamento di Rovino e' di quelli che impediscono la discussione e il ragionamento, non solo sugli OGM ma su tutto. Nella vita non ci sono sicurezze, tutto quello che e' nero puo' anche essere bianco, non importa quanti studi e quanti anni passino, non si puo dire mai una parola certa. Ma come si puo' discutere cosi? E' come dire a me piace il giallo e a te piace il rosso, inutile discutere, inutile fare un post, forse e' inutile anche un blog, magari internet, ecc. Una posizione rispettabile, ma nichilista.
Nel frattempo sono molte decine di anni in cui probabilmente ti stai cibando di cereali ottenuti per mutagenesi, dove non si sa VERAMENTE nulla visto che le mutazioni che hanno dato luogo alla varieta' sono casuali e estese a tutto il genoma, non in qualche centinaio di basi. Evvabbe', verrebbe da dire, finche non si sa...

 
At 23 settembre 2010 alle ore 00:35, Anonymous Roberto Erro said...

@ dario: non ho detto corretto, ma giusto. non è giusto perchè lo dice l'unione europea, obbligando la dicitura "prodotto da ogm" anche quei prodotti, come gli oli, in cui non è rinvenibile materiale genetico modificato
forse mi ero espresso in maniera poco chiara :)

 
At 23 settembre 2010 alle ore 14:59, Anonymous Anonimo said...

@Rovino: rob non capisco se il tuo ragionamento nasce da un'amarezza personale oppure davvero pensi che sia tutto "relativo" oppure non ho capito il tuo ragionamento...

@Roberto: mi fa piacere sapere della tua posizione aperta e/o pro-ogm ma io ancora proprio non riesco a schierarmi

Considero, ormai, Slow Food una multinazionale come le altre che pur operando su un fronte opposto o comunque diverso in ogni caso agisce e si comporta con l'ottica poco "no profit"(saltatemi pure addosso ma la penso così altrimenti non si spiegherebbero molte iniziative tra le quali - non ultima - l'insistenza a proporre una nuova guida sul vino dopo la separazione con il Gambero in concorrenza con lo stesso ed altri soggetti dichiaratamente "porfit") e le forzature tipiche di una multinazionale. Per questo ho deciso di non sostenerla più e rinunciare alla tessera.

Io purtoppo sono uno di quelli che riesce a vedere solo bianco o nero.
Les fumature mi hanno sempre dato il prurito.

 
At 23 settembre 2010 alle ore 15:03, Blogger RoVino said...

@Gianpaolo,
mi spiace che, nonostante io abbia cercato di far capire quel è secondo me il vero problema degli ogm, tu vieni a dirmi che con me non si può discutere. Che sciocchezza è questa?
Io ho solo detto che il problema vero non è se gli ogm fanno male o no, visto che non siamo fatti con lo stampino e ognuno può essere sensibile a certe sostanze e altri no, a prescindere dal fatto se siano ogm. Io ho detto invece che il vero problema è non poter scegliere se mangiare o meno prodotti che in qualche modo contengano una percentuale di ogm, semplicemente perché il vero problema è che è impossibile controllare tutta la catena alimentare, dal campo alla mucca, al latte che produce con cui faremo il formaggio. Comporterebbe uno spreco di risorse pazzesco, e comunque non si riuscirebbe più di tanto a controllarlo.
Se oggi mangiamo prodotti dichiarati "dop" le cui materie prime non sono nostre, mi spieghi come facciamo a sapere se l'animale con cui vengono prodotti si è nutrito con prodotti ogm?
Il punto è questo, e su questo secondo me si dovrebbe darsi da fare per trovare una soluzione concreta. Poi possiamo amche dilettarci a confrontare statistiche e dati scientifici.

 
At 23 settembre 2010 alle ore 15:29, Blogger RoVino said...

Caro Dario (l'anonimo sei tu?),
l'amarezza indubbiamente c'è, ma è frutto della constatazione che stiamo andando in una direzione sempre più priva di qualsiasi senso morale.
Io ho l'impressione che ci sia un'ingenuità di fondo in molti di noi.
Pensa al nucleare. Ci hanno convinto che in Italia è indispensabile, bene. Ci dicono che è sicuro. Bene. Ma non ci dicono che non possono garantire con assoluta certezza che nessuna mazzetta, nessun corrotto, nessun figlio di puttana truccherà le cartelle fingendo controlli non effettuati.
Viviamo in un'Italia dove la corruzione non ha mai toccato punte così elevate, chi se la sente davvero di rischiare il nucleare (o gli ogm) in un contesto del genere?
Certo, questo mio ragionamento non deve portare alla chiusura totale, ma quantomeno far riflettere su i pro e i contro delle strade che si intraprendono.
Nessuno sa quanto siano veramente utili e necessari gli ogm, per giustificarne l'esistenza ci hanno persino raccontanto che risolverebbero i problemi dei paesi poveri (che non sono poveri per caso), quello che è certo è che rappresentano un altro business enorme, in mano a poche multinazionali che lo controllano. E' questo che vogliamo, ci sta bene vivere in questa realtà? Vogliamo prenderla come dato di fatto e subirla o vogliamo pensare se c'è un modo per pararsi il più possibile il culo da gente senza scrupoli?
La scienza è necessaria, ma è necessario che sia controllata non dal profitto ma dall'etica, cosa che oggi certamente non è.

 
At 23 settembre 2010 alle ore 15:54, Anonymous Anonimo said...

No, Rob scusami sono Fabio. Ogni volta dimentico di firmarmi. Chiedo scusa a tutti...

 
At 23 settembre 2010 alle ore 18:00, Blogger Gianpaolo Paglia said...

@Rovino. Dico che con te non si puo' discutere se rifiuti le evidenze, i fatti, e ti arrocchi su posizioni di opinione. Certo ammetterai che se uno dice "secondo me...", lascia poco spazio ad un dibattito razionale, aperto ad ogni possibile conclusione.
Quando pensi agli OGM tu pensi a qualcosa di potenzialmente malefico e inquinante, tanto da accostarli come "paura" al nucleare. Io vedo solo un proseguimento di quella infinita pratica che inizia con l'agricoltura e che è il miglioramento genetico. Finche' tu hai questo pregiudizio, che è supportato dalla tua paura di complotti di multinazionali e una visione statica e creazionista della natura, sarà difficile che tu li possa guardare veramente per quello che sono, ovvero solo una tecnica di miglioramento genetico, non la prima e sicuramente non l'ultima. In quanto tale utile, o inutile, ne piu ne meno come tutte quelle che le sono precedute e per le quali nessuno ti ha chiesto mai il parere preventivo, come ad es. la mutagenesi di cui, seguendo il filone delle tue preoccupazioni, ci sarebbe molto di piu' di che essere preoccupati.
Insomma, libera la mente dalla propaganda anti-ogm, cerca di farti un idea oggettiva.

 

Posta un commento

<< Home






Pubblicità su questo sito