Norvegia: fiskmarket a confronto

Il sole splende senza troppa convinzione, ma riesce comunque a riscaldare l`aria di una giornata di una primavera non ancora del tutto esplosa in Norvegia. Un obelisco post-moderno che culmina con la raffigurazione di un crostaceo in acciaio è il mio riferimento per giungere al mercato del pesce. La piazza affaccia su una grande darsena a cui lati la città di Stavanger si mostra nella sue differenti declinazioni: da un lato, la parte vecchia, con le sue case in legno e la tranquillità di chi, abitandoci, ha il privilegio di svegliarsi al mattino e poter godere dei riverberi luminosi che dall’acqua si proiettano in casa; dall’altra la parte moderna, piacevole alla vista comunque, silenziosamente operosa, ordinatamente affaccendata nella vita di tutti i giorni. Tutt’intorno: biciclette che vanno, barche in rimessa e il garrire degli uccelli che rompe di tanto in tanto un silenzio riposante.

Il mercato del pesce di Stavanger si trova all`interno di una costruzione moderna, tutta acciaio e vetro, che riesce a guardare il mare per quasi tutta la sua estensione. Fuori, tavolini e sedie permettono a chi ne ha voglia di sedersi e godersi lo spettacolo, assaggiando magari uno dei piatti preparati all`interno. Entrando, l`impressione che si ha, è di essere in un concept-store più che in un mercato: tavolini e divanetti in vimini come quelli che siamo abituati a vedere nei nostri lounge-bar fanno da complemento a vasche, banconi e fornelli. Qui, il pesce lo si può guardare, comprare e mangiare.
Guardare.
Ho provato anche a parlargli, ma con scarsi risultati.
Comprare.
Le varietà tipiche di questi mari sono infinite: merluzzo in tutte le salse, essiccato e sotto sale, salmone fresco e affumicato, crostacei di tutte le dimensioni, balena e tutto ciò che passa per queste acque. I costi medi non sono bassi, ma è la Norvegia a non essere economica. Ma la differenza c`è e si sente (al palato intendo).
Mangiare.

Il bancone è ricco di pietanze, tutte a base di pesce, of course, che spaziano da zuppe fredde a primi, da secondi marinati a torte. Io sono fuori orario biologico per ordinare un piatto. Mi accontento di quello che qui chiamano Fiskekake med løk (torta di pesce con cipolle).
La consistenza è diversa da qualsiasi cosa abbia mai mangiato a base di pesce: è tenera eppure ha sostanza. Il sapore è semplice, genuino, banalmente sa di pesce, ma di quello buono. Le cipolle si sentono appena e donano giusto quella spinta pungente a un piatto poco sofisticato.
Costo: 10 corone (poco più di un euro), abbastanza economico da poterne fare una scorta.
Ho provato a chiedere come si cucinasse, ma non ci sono riuscito: la ricetta resta segreta e impone una visita a Stavanger.
Peccato (o no?) poterlo mangiare solo in loco, guardando il mare, ascoltando gli uccelli…


Quattro ore più a nord c’è Bergen, seconda città della Norvegia autoproclamatasi come la città d’ingresso ai fiordi (anche se tecnicamente non lo è). Il traghetto attracca a neanche 300 metri dal Torget, la piazza centrale dove tutti i giorni fino alle 16, esclusa la domenica, il mercato del pesce aspetta turisti curiosi e acquirenti. La differenza con quello di Stavanger è palese: sebbene piccolo questo ricorda un vero e proprio mercato con bancarelle e vasche disseminate a creare un labirinto, in cui il viandante può perdersi, mangiando di tanto in tanto gli assaggi a tipo finger-food e incantandosi attorno alla vita che può esserci in un mercatino.

Anche l’odore, che pregiudizialmente pensavo potesse essere per me un deterrente, in realtà si fonde con quello salmastro che giunge dal molo poco distante, in un connubio per nulla fastidioso. I commessi si districano tra la gente del posto che va normalmente a comprare del pesce e i turisti incuriositi dai colori accesi e dalle qualità che nemmeno credevano potessero mangiarsi (leggi la balena).

E loro si sono attrezzati: hanno imparato a saperci fare coi turisti. Si parlano tutte le principali lingue d’Europa, accettano gli euro e le carte di credito, sono disposti a raccontarti miti e leggende dei pescatori norvegesi. Io più che altro assaggio del salmone affumicato e mi metto a parlare con un commesso, ma della sua vita e della sua Norvegia e visto che anche ora sono fuori orario per mangiare seriamente, mi faccio consigliare un ristorante per la cena, scatto qualche foto, saluto e me ne vado. In fondo, un po‘ troppo turistico per i miei gusti, ma ad avercelo un mercato così sotto casa...

Roberto Erro

posted by Mauro Erro @ 23:25,

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