Champagne Cuvèe reserve Renè Collard 1975

Devo dire la verità, per le bollicine non impazzivo.
Per lungo tempo è stata una tipologia di vino che non mi appassionava. Certo ne assaggiavo, quasi costretto dal lavoro. Ma non andavo oltre il compitino, lo stretto necessario, la sufficienza per passare l’anno.
È per questo che ne ho scritto raramente, perché la mia comprensione del liquido in questione era didattica, non ero (e sicuramente non sono) ancora pronto per una compenetrazione superiore: per evitarvi, quindi, la solita nota didattica fatta di grana delle bollicine e note di crosta di pane al naso, tanto asettica quanto un corridoio d’ospedale illuminato al neon dove un paziente è attaccato alla flebo sdraiato su una barella.
Da un paio d’anni a questa parte, invece, la bollicina è diventata una rincorsa.
A quelle buone.
Champagne soprattutto, a cui sto dedicando tanto tempo, studio, perseveranza nell’assaggio. Con sommo piacere.
Questa bollicina, ad esempio, è diventata un’esigenza (e non solo del sottoscritto) l’altro giorno. Il bisogno di sollecitare le papille gustative sepolte dalla marcia incalzante dei piatti del pranzo pasquale e da una serie di vini rossi, alcuni dei quali ben dotati (superdotati alla John Holmes) di tannini ed estratti.
Ecco, vi svelo un trucco ed apro una piccola parentesi.
Quando un vino proprio non vi va, esiste una prova inconfutabile. L’ultima a cui sottoporlo ad esser magnanimi.
Servirlo nelle migliori condizioni possibili: ossia ad un’allegra tavolata, di bevitori più o meno esperti, durante un pranzo festivo e alla cieca, in maniera che nessuno sia condizionato. Se il vino non scende (non si fa bere), amen, avevate ragione. Talvolta capita.
Quanto a questa bottiglia di Champagne servita anch’essa alla cieca, nessuno è stato capace di capire che si trattava di un millesimato di 35 annetti fa. Ed è questo l’aspetto istruttivo.
Sono difatti rare le zone capaci di dare un vino che invecchiando trova un suo equilibrio oltre la dimensione del tempo: come se disponesse di una macchina che gli permettesse di andare avanti e indietro a suo piacimento, e non, come comunemente avviene in un lento divenire, una linearità evolutiva che dalla vita porta alla morte.
La spuma, la verve, le note fresche di mela golden e mela annurca tanto nette da riportare la mia mente a quando ero bambino e a quando mia madre, per farmele mangiare, me le grattugiava. Le cordiali note floreali. Gli agrumi, alcuni freschi ed altri canditi, e poi lo spettro di note terziare: una sorta di erboristeria piena zeppa di spezie orientali, dal sandalo a tutte le altre essenze. In un gioco di equilibri fiabesco.
Al palato, le bollicine preparavano l’arrivo delle sensazioni come un tappeto che si srotola. L’attacco denso e succoso, il centro bocca di raro fascino, un gioco di contrasti e chiaroscuri manco fosse stato dipinto da Caravaggio, con una nota ossidata metallica da un lato ed una dolce di miele appena accennata dall’altro che esplodevano, allargando il sorso fino al finale da applausi: fresco, tagliente, agrumato, un finale che puliva e preparava la bocca al ritorno nitido di tutte le sensazioni per via retrolfattiva. Una sorta di slow motion.
Didattico.
E meraviglioso.
Appariva un diciottenne camminare per mano con suo nonno verso un orizzonte sconfinato.
Poi i titoli di coda.

Renè Collard
Zona: Reuil e Damery,
Vitigno: Pinot Meunier (80%)


posted by Mauro Erro @ 12:04,

4 Comments:

At 6 aprile 2010 alle ore 15:36, Anonymous Anonimo said...

Hai saltato un particolare di fondamentale importanza: la sboccatura.
Altrimenti per chi legge la cosa potrebbe apparire miracolosa.
Anzi meriterebbe un approfondimento di carattere generale per far capire a tutti che alla fine dei giochi la freschezza di uno champagne dipende principalmente dalla sboccatura.
L'invecchiamento post-sboccatura se protratto potrebbe nella maggior parte dei casi solo peggiorarne le "prestazioni".
Ciò senza nulla togliere alla bellezza straordianria di questi champagne d'Antan.

 
At 6 aprile 2010 alle ore 15:56, Blogger Mauro Erro said...

Hai ragione :-)
7-8 mesi al massimo dalla sboccatura.

 
At 17 gennaio 2011 alle ore 12:36, Anonymous Anonimo said...

Me l'hanno regalato ieri sera per il mio compleanno....anche io sono del 1975. E' possibile che sulla bottiglia non sia presente la sboccatura???
Ques'articolo mi ha proprio incuriosito....e pensare che io non avevo nemmeno intenzione di aprirlo....!

 
At 20 gennaio 2011 alle ore 12:44, Blogger Mauro Erro said...

Si sulla bottiglia non è indicata la sboccatura. Non resta altro da fare se non aprirlo ;-)

 

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