Varie ed eventuali

Taurasi 1997, Enza Lonardo

Questo nostro piccolo viaggio nel tempo parte da questa bottiglia in un certo senso fuori commercio. Non che non la possiate trovare, come è capitato a me, dimenticata in qualche enoteca, bar o ristorante. Si tratta di un’annata antecedente alla prima del nuovo corso dell’Azienda Lonardo-Contrade di Taurasi, nascosta in un bar di Palinuro e che, prontamente segnalatami, ho cercato di rimediare. Lo stato è sicuramente più evoluto di quanto non dovrebbe essere se conservata correttamente, ma nessun segno di cedimento o ossidazione era presente al momento dello stappo. Giocato su affascinanti note terziarie di foglie secche, tabacco biondo dolce, spezie e goudron, si esprime in maniera affascinante grazie all’afflato balsamico e i rimandi floreali, che lo congiungono almeno nell’associazione d’immagine ad alcuni cru di Barolo vecchi di trent’anni. Al palato sorso piacevole, non lunghissimo, ma elegante nel tannino carezzevole anche se leggermente polveroso e nell’acidità che continua a sorreggerlo. Sorpresa.

Naima 2003, Viticoltori De Conciliis

Anche in questo caso una sorpresa, ed anche in questo caso bottiglia conservata alla meno peggio. Ma il vino è integro e vivaddio non stucchevole, né si mostra squilibrato vista l’annata e il tenore alcolico che raggiunge i 15 gradi. Al naso l’equilibrio pieno del vino non è raggiunto (e forse mai lo raggiungerà): da un lato la materia prima popputa di frutta - prugne e frutti di bosco - dall’altro gli echi del legno che si mostrano con nuance fumé, spezie e mentolo. Al palato il sorso è sicuramente cicciuto, ma in buon equilibrio tra struttura acida, corpo estrattivo e finale alcolico. Tannino farinoso come è giusto che sia. Bruno De Concillis, deus ex Machina di buona parte del Cilento vitivinicolo, si è difeso bene da un’annata disgraziata. Inaspettato.

Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo 2008, Emidio Pepe

Una bottiglia del cuore, per me che negli estremi trovo spesso l’equilibrio degustativo. Colpisce soprattutto l’enorme differenza rispetto all’annata precedente nella mancanza di ostentazione intensa del suo essere rustico, che si esprimeva nelle note selvatiche (da bret), a tratti ematiche, assenti a questo giro. La grande variabilità che esiste da bottiglia a bottiglia per i vini di questo produttore è spesso compensata da piacevoli bevute come questa. Naso elegante e discreto, giocato sulla frutta, piacevole, croccante, mai fastidiosa. Rimandi vari, non definiti, ampliano il bouquet. È il palato ad impressionare maggiormente, soprattutto nelle dinamiche in cui si contrappongono il dolce del frutto alla sapidità minerale, la rotondità del sorso all’incedere teso e nervoso. Nel finale chiusura leggermente amarognola, piccola fumata alcolica e ritorno fruttato. Gaudente.

posted by Mauro Erro @ 08:51,

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