Lorenzo Dabove, in arte Kuaska, e quelli dell’Ottavo Nano

L’ottavo nano è una birreria che si trova ad Atripalda, paesino in provincia di Avellino. Chi bazzica il mondo dell’enogastronomia dovrebbe sapere che è il paese ove ha sede l’azienda Mastroberardino, ma un ulteriore motivo per arrivare da quelle parti è l’Ottavo nano: una buona scusa, soprattutto per gli amanti delle birre. Tanto per capirci: un’ottantina di etichette in carta, dalle trappiste belghe, tutte, fino alle Lambic della Brasserie Cantillon, ad una selezione delle migliori birre provenienti da altri paesi. Poi, se non bastasse, la carta delle vintage che si sta mettendo a punto: un accenno? La possibilità di acquistare e bere una delle vecchie annate della Thomas Hardy’s. Se non siete ancora soddisfatti, allora potreste partecipare ad una delle serata di degustazione, come ho fatto io ieri sera e trovarvi davanti a “personaggi” come Lorenzo Dabove, in arte Kuaska. Chi è Kuaska? Affermato degustatore a livello mondiale, scrittore e giornalista di birra, Docente per "Master of Food" ideati da Slow Food”, Giudice internazionale alla World Beer Cup di San Diego 2004 & 2008 e Seattle 2006 ed alla European Beer Stars di Monaco di Baviera 2006 e 2007. Fa parte di associazioni nazionali ed internazionali, Life member del CAMRA (Campaign for Real Ale) e membro di Zythos (De Lambikstoempers). Presiede la giuria nelle competizioni nazionali di birrai ed homebrewers. Nell’edizione del 2007 di Beer (Eyewitness Companions) di Michael Jackson, (non il cantante, ma il più grande intenditore e degustatore di birre al mondo recentemente scomparso), è stato Kuaska a scrivere il capitolo dedicato alle birre artigianali italiane. Insomma, uno dei più grandi degustatori al mondo di birra. Grande appassionato, grande comunicatore, persona estremamente semplice e umile, Kuaska, ligure e tifoso rossoblu, ha guidato ieri la serata di degustazione di alcune birre artigianali nostrane: le campane, del birrificio Karma di Alvignano in provincia di Caserta, e quelle di Almond’22, birrificio pescarese di Yuri Ferri.
Solo un paio di considerazioni: trent’anni fa, nel libro di Michael Jackson, all’Italia erano dedicate tre righe. Nell’edizione del 2007, se non ricordo male, sette pagine. L’Italia si classifica al sesto posto nella graduatoria, ad una pagina di distacco dalla Repubblica Ceca, davanti alla “sopravalutata” Olanda e dietro a paesi di forte tradizione brassicola come Belgio, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Anzi, per essere più precisi, è proprio la mancanza di una tradizione ad essere la nostra carta vincente: niente paletti, niente solchi, possiamo divertirci a sperimentare dedicandoci a tutti gli stili, inventandone, grazie alle nostre eccezionali materie prime, di nuovi.
E poi siamo bravi.
Tenetelo a mente: microbirrifici italiani, non solo vino.

Eric Clapton.

posted by Mauro Erro @ 12:52,

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