L'analisi: il futuro? il mercato da specializzare

Dal supplemento Vendemmia 2008 in Campania, allegato al quotidiano il Mattino del 14 novembre.


Il crollo delle borse è stata l’ultima mazzata per il mercato già provato dal periodo di recessione dei consumi e da un calo delle vendite che, dopo il boom degli anni novanta e l’innalzamento spesso ingiustificato dei prezzi, dal 2001, dal crollo delle torri gemelle e dalla conseguente instabilità globale, segna l’andamento del vino italiano.
Il riflesso sul mercato campano è significativo in relazione a un dato da non trascurare: l’abbondanza di materie prime e la forte tradizione popolare della nostra cucina. Tradotto: chi spenderebbe più per una bottiglia di vino che per l’intero pranzo familiare? Già, questo il paradosso. Ecco, quindi, che la grande massa dei consumatori trova motivo più che giustificato per privarsi del piacere di un buon bicchiere rinunciandovi o orientandosi verso la grande distribuzione, alla ricerca di vini in tetrapack o in bottiglia spesso scadenti e dal prezzo abbordabile. Così le piccole botteghe del vino soffrono, i ristoratori anche e l’unica ancora di salvezza è rappresentata da quella piccola fetta di consumatori consapevoli ed appassionati che in questi anni è cresciuta .
Cosa chiedono questi consumatori? Professionalità e specializzazione. Finita l’epoca dei vitigni internazionali e dei vini piacioni – in quel segmento i paesi produttori del Nuovo Mondo ci battono – la gente ha voglia del particolare, del prodotto identificabile che si lega ad un territorio, ad un immaginario, ad una tradizione, preferibilmente prodotto da agricoltura biologica e che abbia un rapporto tra qualità e prezzo molto vantaggioso. Via chardonnay, cabernet sauvignon e merlot è arrivato il momento della pelaverga piemontese, del pigato ligure e del carricante dell’Etna. E i vini campani? Tengono, ma attenzione alla fascia medio-bassa, quella dai quattro agli otto euro: altre regioni stanno lavorando meglio in quel segmento soprattutto sul piano comunicativo. D’altra parte non tutti i mali vengono per nuocere: la crisi produrrà una selezione naturale per le aziende produttrici e per gli operatori. Rimarranno quelli più forti economicamente e i più bravi: uno dei pochi guadagni che il consumatore potrà fare di questi periodi.

posted by Mauro Erro @ 09:47,

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