Terra di Rivolta Riserva 2003, aglianico del Taburno, Fattoria La Rivolta

Ho sempre preso sotto gamba questo vino in virtù di bevute passate, in varie annate, che non mi avevano del tutto convinto. Ieri, all’interno della manifestazione Vitigno Italia, ho partecipato ad una degustazione orizzontale della difficile annata 2003 che vedeva contrapposti l’aglianico taurasino (Taurasi Villa Raiano, La molara, Macchialupa) a quello del Taburno (Grave Morae, Fontanavecchia; Bue Apis, Cantina del Taburno; e questo). L’accoppiata Paolo Cotroneo, il patron, ed Angelo Pizzi, l’enologo, tira fuori, grazie ad un’annata estremamente particolare, un vino che ieri si è elevato, fuor di ogni dubbio e gusto, al di sopra degli altri per compiutezza ed eleganza. L’annata ha inciso a mio parere come acceleratore di maturazione, regalandomi sensazioni che, solitamente, arrivano dopo molti anni dalla vendemmia. Il colore era un rubino che cedeva in toni leggermente aranciati. Al naso sviluppava profumi floreali, mentre il frutto era relegato a niente di più che un vago ricordo; sensazioni minerali terrose, spezie, tabacco, cuoio, in una complessità che difficilmente ci si aspetterebbe, come inusuale era la spalla acida ben presente. Tannino da manuale. Mi diverto sempre molto quando mi trovo innanzi degustatori (bevitori) dalle certezze assolute. Ogni vino, come un essere umano, è un’esperienza unica, ed è già tanto se si riesce a capirci qualcosa. Rimane, vivaddio, il piacere godurioso della bevuta. E con questo vino, c’è di che goderne. Elastica.

posted by Mauro Erro @ 12:02,

15 Comments:

At 27 maggio 2008 alle ore 20:14, Blogger Massimo D'Alma said...

ciao,

ricordo di aver bevuto la coda di volpe 2002.(credo, è passato un po' di tempo)
Era segnalata da Luciano Pignataro sulla prima edizione della guida...
Dell'aglianico, sinceramente, non avevo mai avuto nessuna notizia...buono a sapersi...soprattutto se di un'annata non proprio felice come il 2003.

 
At 28 maggio 2008 alle ore 08:01, Anonymous Anonimo said...

In effetti la coda di volpe è stato il vino con il quale l'azienda si è fatta conoscere ed apprezzare fin dal suo esordio. Ma ha sempre lavorato bene anche con l'aglianico. Oltre a questa selezione ti segnalo la versione "base" molto buona (e valido dal pdv qualità-prezzo).
fabiocimmino

 
At 28 maggio 2008 alle ore 08:55, Blogger Mauro Erro said...

Riprendo da Fabio: dopo un periodo di leggero appannamento, dalla vendemmia commercializzata l'anno scorso (l'ultima viene commercializzata in questi giorni) i vini di Paolo Cotroneo sono ritornati ad un elevato livello qualitativo. Parlo soprattutto dei prodotti base; segnalo oltre la coda di volpe, la falanghina e il piedirosso dall'ottima naturalezza espressiva e dal prezzo estremamente invitante (intorno ai 7 euro) e appunto l'aglianico del taburno "base" che viaggia sui 10/12 euro.

 
At 28 maggio 2008 alle ore 10:12, Anonymous Anonimo said...

Già dimenticavo il godibilissimo piedirosso tra i migliori prodotti in Campania. Interpretazione giocata sull'immediatezza e la piacevolezza di beva senza cadere in banali ruffianerie o altri facili trucchetti.
fabiocimmino

 
At 28 maggio 2008 alle ore 12:47, Blogger Massimo D'Alma said...

ancora grazie dei consigli...terrò presente...
Mauro, scusa ne approfitto per chiederti un giudizio sul lavoro di Mila Vuolo.
Grazie anticipatamente

 
At 28 maggio 2008 alle ore 13:06, Blogger Mauro Erro said...

Quella di Mila Vuolo è un'azienda abbastanza giovane su cui non ho ancora avuto la possibilità di soffermarmi (a differenza delle altre tra la provincia di Salerno e il Cilento) avendo degustato (e non bevuto purtroppo) sia l'aglianico che il fiano in un'unica occasione e in condizioni poco probanti. Fabio ti sarà sicuramente di maggior aiuto. Ciao.

 
At 28 maggio 2008 alle ore 13:25, Anonymous Anonimo said...

Giudizi troppo netti sul lavoro di una produttrice seria ed impegnata come Mila Vuolo non mi sento di darne. Ho assaggiato in diverse occasioni i suoi vini e non sono mai riusciti ad entusismarmi. Li trovo un pò esagerati soprattutto dal pdv alcolico. Un terroir molto caldo e viti giovani secondo me non aiutano il fiano (in particolare) e l'aglianico ad esprimersi al meglio. La produttrice ci mette tutta la sua passione ed i risultati non tarderanno, ne sono certo.
fabiocimmino

 
At 28 maggio 2008 alle ore 21:26, Blogger Massimo D'Alma said...

ti ringrazio per le conferme...ho avuto modo di bere l'aglianico 2005 e 2006 al vinitaly, e devo dirti la verità, aldilà di una certa alcolicità di base, mentre il primo sembrava avere già le sue caratteristiche ben delineate(forse il riposo in bottiglia?), non mi è sembrata particolarmente felice la presenza del 2006, con tannini evidenti e un po' sgraziati e con un sentore di botte non proprio "carino"...
Il fiano, sinceramente mi è sembrato timido, al naso un po' piatto, senza alcun aroma in evidenza, e poi eccessivamente alcolico...
Crdedo ci siano delle potenzialità, ma che siano ancora inespresse.
Quest'estate spero di poter visitare la cantina e di poter dare un giudizio migliore.
Ah, però l'olio mi è piaciuto tantissimo...

 
At 29 maggio 2008 alle ore 16:51, Anonymous Anonimo said...

giusto qualche feedback random!

innanzitutto come sempre un grazie a Mauro per i suoi post puntuali e precisi; interessante la riflessione sull'aglianico del Taburno spesso un po' snobbato, o quanto meno + chiacchierato nelle sue versioni base/giovanimordiefuggi, ma a quel punto preferisco un bel piedirosso.

ultimamente ho bevuto una vecchia riserva di Torre dei Chiusi, altissimi livelli, ne condividerò con voi il racconto...

peccato però non avere un post completo sull'intera orizzontale. ah tiemb' bell e na vot', quando Cimmino scriveva sul blog di Pignataro.

Massimo solo una nota sui vini di Mila Vuolo.
innanzitutto mi complimento con te, perchè non tutti avrebbero l'elasticità mentale di pensare ad una visita in cantina dopo un'esperienza di degustazione non esaltante... il tuo commento ti fa onore, credo sia un ottimo approccio al mondo del vino, non fermarsi alla prima impressione e non limitarsi a degustare, ma bere fino in fondo.
di Mila ho bevuto un bellissimo fiano 2004, molto originale, unico, lo definii autunnale, da invecchiamento, da conservazione, da posa... non so dirti del 2005 e del 2006, dal momento che non li ho provati, ma se mi capitasse tra le mani un'altra 04... per l'aglianico il discorso è un po' diverso, ne saggiai un bicchiere (non ricordo l'annata) in giro e mi piacque, ora ne conservo una bottiglia in cantina da un po' di tempo, ma l'aprirò tra 2/3 anni, credo però il costo vada un filo ripensato, poi bhò... a quanto ne so c'è anche un limitatissimo cabernet in purezza, forse un gioco, un divertimento, chissà... cmq potenzialità a chili. se sei in zona non perderti Casa di Baal (il rosso barbera, merlot e aglianico è la vera risposta sotterranea al tanto blasonato Montevetrano) e Terra di Vento due aziende seguite dal buon Fortunato.

fuggo.
Giacinto Chirichella

 
At 29 maggio 2008 alle ore 17:21, Blogger Mauro Erro said...

@ Giacinto:
Pur volendo non posso accontentarti, non ho appunti e dovrei andare a memoria: tra i Taurasi quello migliore sicuramente La Molara. Attenzione però, ha un impianto molto moderno (prova ad assaggiare sia il 2002, la loro prima uscita, sia il 2004), insomma legno che si sente, ma oltre il legno c'è anche altro. Per quanto riguarda Bue Apis e Grave Morae sono prodotti che non riesco a capire, non sono nelle mie corde, tutte le sensazioni le riconduci comunque al legno, entrambi abbastanza monocorde e per il mio palato stancanti, tant'è che intervenendo durante la degustazione, il responsabile della guida Vini Buoni d'Italia per le regioni Puglia, Molise e Abruzzo (se non ricordo male), ha fatto questo tipo d'osservazione interrogandosi sul legame con il territorio.
Per il resto: Torre dei chiusi ultimamente è un'azienda che appena posso saggio, l'ho fatto a Vitigno così come ad una manifestazione tempo fa di a.i.s Salerno. Mi piace, per quello che ho assaggiato lavorano bene. Certo le selezioni più importanti costano, ma anche le versione più abbordabili sono molto corrette.

Speriamo che questa sia la volta buona che me le mandi le benedette cose che hai scritto. Ciao.

 
At 29 maggio 2008 alle ore 19:22, Anonymous Anonimo said...

il Santa Vara?
lo provai ad Anteprima Taurasi 03 e ne conservo un bel ricordo! è sempre un piacere scoprire che aldilà delle conferme e dei soliti nomi ci sono nuove realtà e persone in gamba. di quella sera ricordo anche Luigi Tecce e I Favati entrambi non fanno il DOCG, ma se il vino lo sai fare, c'è poco da discutere...

del Taurasi Villa Raiano invece che mi dici? anche lì troppo legno? deve stare ancora 5/6 anni? in cantina conservo ancora una bottiglia '99, ricordo di una vecchia Cantine Aperte, prox autunno la faccio fuori...

Bue Apis e Grave Morae bhò forse li apprezzi quando ancora non hai capito a fondo il mondo del vino. entrambi provati nell'annata 2001, per carità davvero ben fatti, anche buoni da bere, ma una volta ti basta per una vita, ammiccano un po' e strizzano troppo l'occhio, difatti mai più comprati; per la tipicità bisogna mirare altrove...

la riserva Torre dei Chiusi la comprai proprio a Torrecuso credo direttamente dalle mani di Domenico Pulcino, la pagai una miseria, mai acquisto fu così conveniente! ;-)

ah, consiglio per una giornata di afa con finte di pioggia: il Rosè 2007 di Rivera, prezzo + che contenuto, poco alcol bevibilità estrema.

G.

 
At 29 maggio 2008 alle ore 19:52, Blogger Mauro Erro said...

Taurasi 2003 di Villa Raiano: non ce n'è...
...dopo un primo impatto, dove al naso avverti anche una buona naturalezza (classico prugna matura), dopo cinque minuti si siede e ti dice addio, al palato (se non ricordo male) aveva anche problemi con il tannino...in ogni caso, ripeto, parliamo del 2003...e non del tuo '99...Riguardo Torre dei chiusi mi riferisco ai prezzi che mi sono stati comunicati a vitigno...

 
At 30 maggio 2008 alle ore 00:55, Blogger Massimo D'Alma said...

@Giacinto Chirichella
Mah, credo che l'elasticità mentale di approfondire il discorso sia venuta fuori grazie al luogo dove ho bevuto i vini: in quel "postaccio" del vinitaly, l'unica cosa che puoi fare è annotarti mentalmente quello che ti piace di più e quello che ti piace di meno...ma senza dare valutazioni particolari...
La stessa cosa, a dire il vero, l'ho fatta per altri 2 produttori, Lunarossa ed il grande Alfonso Rotolo.(anche se Rotolo lo conoscevo già da anni)
L'aggettivo grande per Alfonso non vuole sminuire gli amici di Lunarossa, forse all'apparenza più moderni e "sbarazzini" nell'interpretazione dei loro prodotti "base", ma soltanto dare un peso al rigore produttivo di Alfonso.
Le visite sono nate sempre dalla stessa matrice, la curiosità, che mi ha poi portato ad alcune scoperte (positive) di cui, quando avrò un attimo di tempo, scriverò sul mio bloggettino
Ah, un'ultima cosa, è vero, ho saputo che il prezzo dei vini di Mila Vuolo non è niente male...

 
At 30 maggio 2008 alle ore 08:13, Anonymous Anonimo said...

mmm no forse mi sono espresso male... il fino di Mila ha un buon prezzo, l'aglianico non credo. a meno che non è cambiato qualcosa nel frattempo

G.

 
At 30 maggio 2008 alle ore 11:23, Blogger Massimo D'Alma said...

scusa anch'io non sono stato chiaro, intendevo un po' caro l'aglianico...

 

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