Epilogo

Ultimo giorno. Si chiude questa piccola parentesi, questa digressione sul tema partita quattro giorni fa a seguito di una serie di avvenimenti: un film (into the wild) che vi consiglio di vedere, un carteggio con Luciano Pignataro ed una serie di interviste che sto curando per il sito dell’A.I.S. delegazione di Napoli: dialoghi “sobri”, domande a degustatori e comunicatori del vino. Coincidenze che hanno scaturito queste riflessioni. Sia chiaro, non amo prendermi sul serio, il resoconto di questo mio viaggio, questo taccuino dove appunto le mie note, non è né più e né meno di ciò che Mario Soldati scrisse nel suo Vino al vino e che riporto di fianco nelle mie note personali. Niente consigli per gli acquisti, ma solo la voglia di trasmettere la passione che mi appartiene e il valore culturale che racchiude un sano e godurioso bicchiere di vino nella speranza che ognuno di voi, che pazientemente mi leggete, sia spinto nel suo viaggio e nella sua ricerca. Ed è tutto qui il senso di queste riflessioni, nella scoperta come nella delusione, nelle domande e non nelle affermazioni, nella curiosità da saziare e nella sete da calmare, nelle persone da incontrare e nell’arricchimento personale che ne ricevo. Ad ognuno il suo gusto, ma perché ciò avvenga non bisogna mai dimenticare un principio da seguire ed un valore da fare risaltare: la diversità. Ecco la mia etica del vino, solo questo, nulla più, nessuna ideologia, nessun pregiudizio, né verso quel produttore, né per quell’enologo, né per quel vino. Atterrisco al termine omologazione, quella del gusto che si tramuta in quella del pensiero, che è l’annullamento dell’individuo. Atterrisco al solo pensiero che un giorno come nel cibo, nel vino possa esistere un gusto Mc’Donalds, un solo sapore uguale per tutto il mondo. Atterrisco al pensiero che un giorno non possa più viaggiare, perché non ci sarebbe nessuna scoperta da fare. Omologazione da un lato, diversità dall’altro. Tutto qui. Ed in questo ci vedo un profondo senso di giustizia. Da domani, quindi, riprendo il mio viaggio, così come scritto nel sottotitolo di questo blog, alla ricerca di quei vini che non siano soltanto nomi e nulla più.

Un sorso di verità signori, non chiedo di più.

Start the music, sempre Eddie Vedder, dall’ultimo film di Sean Penn, Into the wild.

In foto: Metastasi dell’immagine, ovvero, fotografia che genera fotografia, di Antonella Padulano che inquadra un bicchiere di Cirò rosato Mabilia della Cantina Ippolito 1845 avendo sullo sfondo un’immagine di Normalina di Alberto Grifi.

Per chi ne volesse sapere di più sulla Normalina e su Alberto Grifi, clicchi qui.

posted by Mauro Erro @ 11:27,

2 Comments:

At 3 marzo 2008 alle ore 17:13, Anonymous Anonimo said...

Con che brutta gente te la fai...

 
At 3 marzo 2008 alle ore 19:44, Blogger Mauro Erro said...

Per cortesia, firmare please...Grazie.

 

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